L’ira di Sepe: basta rifiuti vergogna intollerabile

Insorge la società civile: trasformiamo la rabbia in impegno
29 aprile 2011 - e.r.
Fonte: Il Mattino

«Così non si può più vivere». L’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzo Sepe si appella alle istituzioni e alla società civile. «Si è arrivati - tuona - ad un punto di esasperazione tale, per cui non si può ammettere di continuare a vivere in una realtà del genere». Ed è questa l’unica realtà - aggiunge - che «viene esportata all’estero e che propone di noi, ancora una volta, una rappresentazione negativa, brutta, che sporca nuovamente non solo la faccia della città ma anche quella di tanti cittadini onesti che non possono e non devono riconoscersi in questa situazione». Ci vuole una scossa che non passi attraverso la protesta di piazza, i roghi, i cassonetti rovesciati. «Ognuno - sottolinea Sepe - deve fare la sua parte, ad iniziare dalle istituzioni ed anche tutti noi dobbiamo contribuire per togliere questa vergogna dalla nostra città». Ma come fare ad uscire dal pantano? La società civile si divide su come muoversi. Su un punto sono tutti d’accordo: così non si può più andare avanti. La protesta viene giustificata ma fino a un certo punto. «L’inciviltà - spiega lo scrittore La Capria - è dettata dalla disperazione» ma se tra chi «amministra la cosa pubblica manca il senso di civiltà» allora «non si può chiedere alle persone di mantenere la calma, bisogna intervenire e basta. È già troppo tempo che si aspetta». L’immagine sporca della città è ciò che interessa all’esterno, solo questo mi chiedono - evidenzia Peppino Di Capri - in giro per l’Italia e per il mondo, l’immagine di Napoli che resta nella memoria delle persone sono le migliaia di tonnellate di rifiuti. «Ma ora - aggiunge - è il momento di rimboccarsi le maniche». Così come chiede l’arcivescovo Sepe. «Nessuno guarda - aggiunge il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore - all’emergenza sanitaria, sono mesi che parlo di questo e nessuno mi ascolta, il punto è che si parla e non si fa nulla per risolvere la situazione». Ma nessuno giustifica le proteste di questi giorni. I roghi, i cassonetti rovesciati, i blocchi stradali. È il momento che ognuno si assuma le proprie responsabilità. La protesta è giusta ma deve, chiedono in coro, essere «civile». Perchè altrimenti si peggiora la situazione.

La Capria: «La rivolta nasce dalla disperazione, la gente è sfiduciata»

«L’inciviltà è dettata dalla disperazione». Lo scrittore Raffaele La Capria stigmatizza il comportamento dei cittadini ma non li condanna. «Di fronte ad una perenne situazione di emergenza si può perdere il controllo, la pressione che sopportano le persone è troppo forte e le reazioni diventano incontrollate». Il metodo utilizzato in questi giorni - insiste lo scrittore - è un modo per dimostrare a chi di dovere che la situazione è insostenibile. «Il senso di civiltà dovrebbe averlo chi amministra la cosa pubblica». La spazzatura deve essere rimossa subito. Se a Napoli si va avanti così «nessuno andrà più a votare».

De Curtis: «La crisi è grave i napoletani siano responsabili»

«Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità, cittadini e istituzioni, il gioco dello scaricabarile non funziona e rende più grave la situazione». Liliana De Curtis, figlia del grande Totò, giudica le persone che buttano per strada «l’indicibile» e chi «fa finta di raccogliere». «L’inciviltà della popolazione - spiega - alimenta le criticità». Si è ormai perso «il lume della ragione» quando invece vista «la gravità della situazione» tutti «dovrebbero ragionare». La città «viene ogni giorno sfregiata proprio dai cittadini». «Chi ragion del suo male pianga se stesso, la città non se lo merita».

Esposito: «La politica ha fallito protesta giusta ma sia civile»

«Il richiamo ad un atteggiamento civile è doveroso». Tuttavia - sottolinea il filosofo Roberto Esposito - l’esasperazione dei cittadini è ad un livello tale che non basta applicare il criterio della ragionevolezza perchè ormai gli atteggiamenti diventano sempre più irrazionali». La situazione è «talmente pesante» e «lunga» da «portare a simili atteggiamenti». «Certo non li giustifico, ma se ne comprende l’origine». «La politica - aggiunge - non è riuscita ad intervenire in modo adeguato ed è inevitabile la protesta anche se dovrebbe assumere una diversa configurazione ed essere civile e politica».

Lepore: «Emergenza sanitaria ma nessuno garantisce soluzioni»

«Stamattina scendendo qui ho visto tanti ragazzi che fotografano i cumuli di rifiuti; ieri c’è chi ha bloccato le strade con la monnezza. Ormai dobbiamo finirla con questa spazzatura e ritornare alla normalità cercando di risolvere il problema dell’emergenza. Lo vado predicando da tanto tempo ma nessuno mi ascolta e qualcuno mi contrasta anche». Il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore, attacca. «La gente è esasperata - aggiunge - e ora si parla di un aumento della Tarsu, è illogico, non ha senso». Il punto è che «si parla e non si fa nulla» e si dimentica che «l’emergenza rifiuti è emergenza sanitaria».

Peppino di Capri: «Inutile la rabbia rimbocchiamoci le maniche»

«È indispensabile mantenere la calma ed avere un atteggiamento civile». Peppino Di Capri si divide tra due realtà diverse, l’isola e Napoli. «Vedere questo scempio in città fa star male - spiega - e mi fa ancora più male quando vado in giro e mi sento chiedere dell’emergenza rifiuti, come se di Napoli si conoscesse solo questo aspetto». La situazione - aggiunge - «è inaccettabile, i cittadini sono rassegnati e abituati a vivere facendo lo slalom tra i rifiuti». Ma ora «è il momento di rimboccarsi le maniche senza continuare ad dare la responsabilità del disastro a chi in passato ha governato, tanto non serve a nulla».

Sal da Vinci: «No alla violenza così Napoli è offesa due volte»

«La gente è esasperata e a volte fa cose insensate. Il legittimo sentimento di intolleranza verso l’emergenza rifiuti, però, non deve sfociare nella violenza, perché non porta mai da nessuna parte». Sal da Vinci condivide il senso di impotenza dei suoi concittadini. «Napoli è violentata, martoriata. L’emergenza rifiuti è diventata una gogna per noi. Si collega Napoli alla monnezza non più al sole e al mare. Eppure la nostra città è patrimonio mondiale e quindi tutti insieme dobbiamo fare qualcosa per uscire fuori dal tunnel. Sono fiero di essere napoletano e nonostante tutto non andrò mai via dalla mia città».

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