Uno spogliatoio da 20mila euro al mese ai dipendenti pagati per non lavorare

Affitto record per un capannone destinato a 212 addetti del disciolto consorzio di bacino
27 aprile 2011 - d.d.c.
Fonte: Il Mattino

Ventimila euro al mese per il fitto del capannone dell’area Asi di Giugliano destinato ai 212 dipendenti del disciolto consorzio di bacino Napoli 1. Lavoratori per modo di dire, visto che non hanno alcuna occupazione e che le Province di Napoli e Caserta (nonostante gli obblighi di legge) non ne hanno ancora tracciato il destino, limitandosi a pagare anche le 416 persone in esubero rispetto alla pianta organica. Un assurdo: eppure è solo uno degli sprechi legato all’arrancante ciclo dei rifiuti della Campania. Uno dei tanti. Un viaggio in quattro tappe ci aiuta a capire il paradosso di duemila tonnellate di spazzatura a terra solo a Napoli e della Tarsu che continua a lievitare. Il tour comincia proprio dalla zona Asi di Giugliano dove si incontra il capannone della ex Ctp fittato il 22 agosto 2007 con un contratto tra il direttore pro tempore dell’allora consorzio di bacino Napoli 1, Fiorentino Aurilia (il presidente era Giovanni Panico), e il legale rappresentante della Comind spa di Mola dei Frati in provincia di Frosinone, Antonio D’Angelo. Il canone mensile fu fissato in 19mila e 400 euro. Qualche mese dopo il consorzio fu disciolto, arrivò, il commissario ad acta Alberto Stancanelli e i Comuni, uno dopo l’altro, cominciarono ad uscire dall’associazione o comunque affidarono il servizio ai privati. Così la sede servì solo ai lavoratori fantasma e i mezzi fino ad allora utilizzati per la raccolta, una ventina, restarono sul piazzale. A marzo il commissario liquidatore, Domenico Pirozzi, ha disdetto il contratto di fitto, ma bisognerà continuare a pagare fino a ottobre. Una decina di mezzi sono stati spostati a Saviano per rimpiazzare i vecchi camion che servivano i Comuni di Cicciano e Castello di Cisterna, gli unici che ancora utilizzano il consorzio. Dieci giorni fa è scomparsa una gru (il furto è stato denunciato), ritrovata a Pastorano nel beneventano. Poco più avanti c’è la discarica chiusa di Masseria del Pozzo, dove si trova un impianto di trattamento del percolato. Non è autorizzato a lavorare per le altre discariche. Niente a confronto con la storia della struttura sperimentale per la produzione di energia mai andata in funzione che si incontra nella stessa area. Spostandosi in via Nazionale delle Puglie si trova il deposito dei mezzi che furono della Pomigliano Ambiente, la società pubblica fallita qualche anno fa. Il Comune ha speso 600mila euro per comprare il lotto uno dell’asta fallimentare che comprendeva gli automezzi e le macchine della vecchia società. Ma i beni dell’impresa sono molti di più. E non solo. Ci sono anche quelli sistemati dal commissariato nei locali e nel piazzale dell’azienda pubblica e rimasti inutilizzati. In compenso per molti anni sono stati pagati i servizi di guardiania. Tra l’altro c’è un impianto di compostaggio dismesso che, però, non è mai arrivato all’Enam, la nuova società del Comune. Il commissariato di governo ne comprò anche altri due con la tecnologia a telo. L’amministrazione contattò tutti i comuni della Campania, ma nessuno li volle usare. Correndo lungo l’asse della monnezza, quello che va da Pomigliano a Villa Literno, si arriva Parco Saurino. Nell’area sequestrata dalla magistratura ci sono: due compattatori, un capannone completo di silos, tre vagli fatti a pezzi, un autobotte, un trituratore, un escavatore, un bobcat, una pala gommata, un nastro trasportatore, rotoli di teli per la discarica, tubi per l’estrazione del biogas. Poco più avanti a Maruzzella altro cantiere, altri mezzi abbandonati. Ruspe, camion, container. Tutti sequestrati il 14 febbraio dalla Guardia di finanza su disposizione della procura di Santa Maria Capua Vetere. Ma i mezzi erano già bloccati da anni. Quando il consorzio unico era subentrato ai cinque bacini casertani gli autoarticolati che ora sono parcheggiati non figuravano nell’elenco. I trasporti sono stati affidati a ditte private mentre i dipendenti del consorzio si limitano al carico e allo scarico dei rifiuti. A un centinaio di metri di distanza i capannoni dell’impianto di compostaggio di San Tammaro: nel piano della Regione si legge che dovrebbe andare in funzione a giugno dopo essere stato affidato ai privati. Per anni ha ospitato le balle. Poi quando è partito il termovalorizzatore di Acerra è stato finalmente liberato. Per prendere la spazzatura impacchettata nel capannone sono entrate le ruspe che hanno danneggiato il pavimento. A quel punto la struttura stralcio, allora guidata dal generale Morelli ha fatto un appalto, ma i lavori non sono ancora terminati.

 

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