Ditta inquisita bloca i conti Asìa, rischio raccolta

In piena crisi nuova grana: Enerambiente fa causa per i canoni non pagati. Arriva l'ufficiale giudiziario
21 aprile 2011 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Enerambiente, l’azienda del gruppo Gavioli al centro di un’inchiesta giudiziaria, già fulminata da un’informativa antimafia, chiede per la seconda volta e ottiene dal tribunale il congelamento dei conti di Asìa e il pignoramento dei beni di tutti i suoi debitori, a cominciare dalla Sapna, la società provinciale, per finire al Comune di Napoli. In sostanza si chiede ai debitori di Asìa di versare i soldi direttamente a Enerambiente. Ieri mattina l’ufficiale giudiziario si è presentato anche a casa del prefetto Corrado Catenacci, ex amministratore delegato della Sapna, una delle imprese che deve soldi alla partecipata del Comune di Napoli, per dare luogo al pignoramento preventivo. Il prefetto lo ha immediatamente rispedito al mittente: da qualche mese, infatti, si è dimesso dall’incarico. E ora tutti gli sforzi per ripulire la città rischiano di essere ancora una volta travolti. Una vicenda paradossale. La società del gruppo Gavioli continua a incombere sulla scena napoletana. E ogni volta che ricompare mette a rischio la fatica di chi, giorno dopo giorno, tenta di risolvere le mille difficoltà e i mille problemi che fanno accumulare la spazzatura per le strade. Da domenica la Sapna, in collaborazione con la partecipata napoletana, ha lanciato un piano di raccolta straordinaria, e ieri sono state portate agli impianti di tritovagliatura 1.500 tonnellate di rifiuti, quasi trecento in più di quelle prodotte. Così sono state erose le montagne di sacchetti che ingombrano le strade. Ma ora si rischia un nuovo stop: la partecipata non può più (ma solo per il momento) attingere ai conti. E questo potrebbe rendere difficili quelle nuove e molteplici spese necessarie a fronteggiare l’ennesima emergenza scoppiata in Campania nelle scorse settimane. Ma in Asia l’atmosfera resta serena: c’è la certezza di poter risolvere la situazione in tempi rapidi. La società del gruppo Gavioli chiede ai napoletani tredici milioni di euro per canoni non pagati e servizi non retribuiti. La società napoletana ha sempre sostenuto di essere invece in credito: le contestazioni nei confronti dei veneti sono state numerose e ripetute e l’Asia è stata anche costretta a Natale ad anticipare stipendi e tredicesime ai dipendenti lasciati senza paga da Enerambiente. Solo così si evitò il blocco della raccolta. Già a dicembre del 2010 Enerambiente aveva fatto partire un primo decreto ingiuntivo. Il ricorso era stato presentato in Veneto nonostante la società avesse sede a Napoli. Il 23 dicembre il legale dell’azienda napoletana, l’avvocato Paolo Emilio Pagano, era andato a Venezia per presentare opposizione e la pratica era stata trasferita a Napoli dove era stata dichiarata l’inefficacia del provvedimento e fissata una nuova udienza. Enerambiente aveva ottenuto un rinvio perché nel frattempo aveva avanzato una istanza di concordato preventivo. Poi, non citando il procedimento già in corso, ha presentato una nuova richiesta di decreto ingiuntivo e lunedì ha ottenuto dal tribunale di Napoli un nuovo provvedimento per le stesse somme pretese a dicembre più i canoni di ottobre e novembre. In tutto 13 milioni di euro. E ha ottenuto nuovamente il congelamento dei conti. I legali di Asia si sono messi al lavoro e già nelle prossime ore sarà presentata l’opposizione. Due gli elementi nuovi che verranno sottolineati. Il primo: Enerambiente, come risulta dalla visura camerale, è una società in liquidazione. Il secondo: nell’ultima richiesta non viene mai ricordata la vicenda giudiziaria già in corso. Durissimo il commento della partecipata napoletana che parla di «atto banditesco».

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