Nel mirino i controlli dell’ufficio tecnico sulla bonifica dell’area
Per ora ci sono due persone indagate con l’accusa di violazione delle norme a tutela dell’ambiente, ma non è escluso che l’indagine si allarghi a macchia d’olio. Investendo, innanzitutto, i responsabili dell’Ufficio Tecnico comunale di Pozzuoli. Guardia di finanza e procura vogliono vederci chiaro. Ricostruendo le tappe di una vicenda che comincia alla fine degli anni ’80, quando la Protezione civile requisì un’area da destinare al campo container. Campo rimasto lì per anni. Fino a quando l’Utc ha avviato, attraverso una ditta privata, i lavori di bonifica per restituire il fondo alla proprietaria. «Stiamo indagando – si limita a dire il capitano Ciarla - per capire come è stata portata avanti la bonifica». La sezione reati ambientali della procura ha già aperto un fascicolo. Com’è stato possibile che in una zona sottoposta a rigidissimi vincoli paesaggistici e storico-archeologici sia stato deturpato un monumento del Seicento e ridotta a discarica abusiva una tomba di epoca romana? Chi doveva controllare? Il commissario prefettizio al Comune di Pozzuoli, Roberto Aragno, ha chiesto una relazione ai suoi tecnici, mentre dal Comune replicano che «tutto è stato compiuto nel pieno rispetto della legge con i lavori di bonifica completati mesi fa, dopodiché il fondo agricolo è tornato nella disponibilità del proprietario privato». Si indaga, mentre Verdi e Pd di Pozzuoli preannunciano una interrogazione parlamentare e chiedono l’intervento del ministro Galan.