Nucleare, Sos: diteci perchè tanti ammalati

I residenti: nessuno mai ha chiartito se si tratta o no degli effetti della centrale
19 aprile 2011 - Ildebrando Caputi
Fonte: Il Mattino

Minturno. «Vogliamo sapere se il nostro è un territorio in cui possiamo continuare a vivere, pensare con tranquillità al futuro ed in cui i nostri figli possono crescere e progettare di mettere su famiglia, oppure se dobbiamo solo andare via. In tutti i sensi». Molto più di un grido d’allarme quello lanciato dal presidente del comitato civico di San Castrese (popolosa frazione di Sessa Aurunca, a poca distanza dal Garigliano e dalla provincia di Latina), Giuseppe Pietrantuono, nel corso della presentazione al castello di Minturno del libro-inchiesta «Bidone nucleare», curato dal giornalista e scrittore Roberto Rossi. Davanti ad un folto pubblico (proveniente anche dai vicini centri casertani), Pietrantuono ha lanciato un vero e proprio Sos sul drammatico rapporto popolazione–tumori nell’area di San Castrese: «Rappresento un comitato civico – ha detto – a cui hanno aderito oltre naturalmente ai cittadini del paese anche una decina di associazioni presenti nell’intero territorio di Sessa Aurunca. Nel centro in cui viviamo, San Castrese, posto vicino alla centrale nucleare del Garigliano, e con una popolazione di 2200 residenti, abbiamo finora avuto oltre 300 morti per malattie oncologiche. E non è finita, perché molti sono poi gli abitanti, tra cui non mancano purtroppo i giovani, tutt’ora in cura presso l’ospedale di Pisa per malattie della tiroide. Noi non accusiamo nessuno, ma vogliamo solo conoscere la verità, l’origine di questo dramma. Le autorità statali, la Regione, la Provincia, i vari enti preposti alla salute pubblica, ci dicano con chiarezza il perché, la causa di tutte queste morti e delle altre malattie presenti». Nel lungo intervento, il presidente del comitato di San Castrese si è soffermato inoltre su popolazione, ambiente, agricoltura e territorio dell’area del Garigliano: «Vogliamo ancora sapere – ha continuato Pietrantuono - se il nostro territorio è sano o da bonificare. Ripeto, la nostra è soltanto un’azione di chiarezza, un atto d’amore nei confronti dei nostri figli e di chi ci ha lasciato. Nessun dubbio invece sul prezzo che l’area ha pagato in questi decenni per la presenza del sito nucleare. Una terra fertile, un tempo con vari raccolti e con prodotti di qualità, poi via via abbandonata dagli agricoltori locali perché i consumatori dei vari centri vicini, dal Basso Lazio all’Alto casertano, avevano timore e non acquistavano più nei mercati settimanali le verdure coltivate nei pressi della centrale. Oggi sono rimasti solo i pescheti». Sempre durante l’incontro di Minturno (organizzato dal comitato locale antinucleare Garigliano che ha annunciato una catena umana per il prossimo 21 maggio intorno al sito casertano), altri progetti ed iniziative a favore della comunità di San Castrese e dei centri vicini dell’area della centrale sono state illustrate da un altro componente del comitato civico, Raffaele Florio: «Abbiamo richiesto da tempo – ha evidenziato – l’attivazione di un tavolo della trasparenza su cui affrontare insieme ai vari enti interessati tutte le tematiche riguardanti il sito nucleare. Finora, però, ancora nessuna risposta è arrivata. Così come non è stato mai attivato alcun laboratorio di monitoraggio ambientale, nonostante gli oltre tre milioni di euro assegnati al comune negli anni scorsi per la presenza della centrale». Sulla delicata questione della centrale nucleare del Garigliano proprio nelle scorse settimane è intervenuto ufficialmente anche il ministro della Salute Ferruccio Fazio, che in una risposta scritta ad una interrogazione parlamentare (sollecitata da alcune associazioni) ha inteso sgomberare il campo da timori affermando che «l’impianto non ha mai prodotto danni sanitari o ambientali di alcun tipo».

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