Caso Cosentino, "nO ai partiti nel giudizio"
Niente suggestioni, niente partiti politici, niente telecamere. Il primo round è una veloce asciugatura dell’impalcatura del processo, ancora tutto da costruire ma nel quale mancheranno alcuni degli elementi che hanno reso il caso Cosentino un caso mediatico prima ancora che giudiziario. Ieri, nelle schermaglie procedurali che hanno segnato la prima udienza effettiva, il collegio di difesa del coordinatore regionale del Pdl ha portato a casa delle piccole vittorie. Il Tribunale ha aderito a tutte le richieste degli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro, dicendo no alla costituzione di parte civile presentata da Sinistra Ecologia e Libertà, no alla ripresa fissa e permanente di tutte le fasi dibattimentali, ancora no all’ingresso nel fascicolo del dibattimento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata un anno e mezzo fa dal gip Raffaele Piccirillo, congelata dal Parlamento e quindi mai eseguita. Il risultato elettorale di Sel, hanno rilevato i giudici, non è stato danneggiato neppure in via presuntiva dal comportamento dell’imputato: il partito è stato fondato nel 2009, e quindi in epoca successiva ai fatti oggetto di valutazione. Solo Fibe è stata ammessa come parte civile, perché la presidenza del Consiglio non si è presentata all’appello: l’avvocato dello Stato, pur regolarmente citato (il mancato avviso aveva determinato, la scorsa udienza, il rinvio del processo) non si è costituito. Schermaglie procedurali, solo questo, e ancora tutte da definire. Perché la prima pietra della pubblica accusa - in aula i pm Giuseppe Narducci e Alessandro Milita - è quella del conflitto di attribuzione da sollevare davanti alla Corte Costituzionale per far entrare nel processo le 46 telefonate tra Nicola Cosentino ed esponenti politici, il presidente del consorzio di bacino Ce4 e i fratelli Michele e Sergio Orsi, già utilizzate nei processi a carico di questi ultimi. Il processo vero, dunque, inizierà il 2 maggio, quando sulla richiesta dei pm, depositata dai pm nella cancelleria del presidente Giampaolo Guglielmo, discuterà anche la difesa e la I sezione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dovrà decidere se accogliere o meno l’istanza. Per i pm quelle telefonate - intercettate sulle utenze degli interlocutori di Cosentino - rappresentano un elemento importante a sostegno dell’accusa. La giunta per le autorizzazioni a procedere nei mesi scorsi ne ha negato l’impiego, adducendo però una motivazione «non conforme» ai criteri di valutazione fissati dalla stessa giunta al momento del suo insediamento. L’unico previsto è l’esistenza del fumus persecutionis, il diniego è invece motivato sul presupposto dell’evanescenza del contenuto delle telefonate in ragione della datazione delle stesse, risalente nel tempo. Dunque, ha sostenuto la Procura, la giunta per le autorizzazioni a procedere è andata oltre i confini della sua autonomia, e per questo è necessario l’intervento della Consulta. Ma dovrà essere il Tribunale, se riterrà, a fare propria la richiesta ed eventualmente inoltrare l’istanza alla Corte Costituzionale. Istanza che non sospenderà il processo, trannandosi di una questione relativa solo all’ammissibilità di una fonte di prova. Nella loro relazione, i pm Narducci e Milita, che hanno il compito di dimostrare il contributo consapevole offerto da Nicola Cosentino al clan dei Casalesi attraverso le scelte effettuate in materia di gestione del ciclo dei rifiuti in Campania, hanno chiesto al Tribunale di acquisire una serie di sentenze emesse al termine di processi sulle attività dei Casalesi, e in particolare quelle che riguardano appunto la politica ambientale in provincia di Caserta e nelle aree di influenza del clan dei Casalesi. Ancora, sempre in materia di intercettazioni, la pubblica accusa ha chiesto di utilizzare una serie di telefonate intercettate nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma sulla P3. Conversazioni tra terzi che riguardavano il tentativo di intervento sulla Corte di Cassazione che doveva decidere sull’ordinanza di custodia cautelare a carico di Cosentino. E l’architettura del processo dipenderà da quanti di questi elementi saranno offerti alla valutazione dei giudici.