Ricatti sui rifiuti, spunta la lista per le assunzioni

Il sospetto dei pm: i fratelli Cigliano informati dell'indagine da una "talpa"
16 aprile 2011 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Era preoccupato per quella lista di nomi, per quei documenti archiviati al computer, per un elenco scritto a penna e messo da parte nel chiuso della propria scrivania. Cosa c’era in file e documenti finiti a disposizione degli inquirenti? Cos’è che allertava Dario Cigliano? È uno dei passaggi dell’inchiesta che tiene in cella il consigliere provinciale (e comunale) in quota Pdl, suo fratello Corrado, il loro presunto factotum Gaetano Cipriano. Inchiesta che punta a fare chiarezza sulla gestione di appalti e assunzioni per la raccolta dei rifiuti cittadini e che scava nei rapporti tra Asìa, la municipalizzata comunale, Enerambiente e alcune coop di lavoratori, tra cui la San Marco e la Davideco di Salvatore Fiorito. Perquisizioni, sequestri e arresti. Decine le intercettazioni agli atti, spicca la frase ricondotta a Dario Cigliano: che si dice preoccupato per quell’elenco di nomi acquisito nel blitz della Digos dello scorso febbraio, «l’elenco con i ragazzi messi a lavorare». Vicenda ancora tutta da definire, che tiene in cella i Cigliano (c’è anche Antonio, il padre dei fratelli Dario e Corrado, finito ai domiciliari), accusati di aver provato a far ritrattare Salvatore Fiorito, ex presidente della coop Davideco, (a sua volta in cella da qualche mese per estorsione), che sta raccontando alcuni retroscena agli investigatori. Inchiesta contenitore, c’è un po’ di tutto: dagli assalti ai compattatori di Enerambiente, alle assunzioni pilotate; poi ipotesi di mazzette a fine mese girate da Fiorito al presunto blocco affaristico riconducibile ai Cigliano. Tutto da verificare, accertamenti in corso. Inchiesta che ieri si è arricchita della versione dei fratelli Dario e Corrado Cigliano. Difesi dal penalista Valerio De Martino, hanno respinto le accuse, a partire dalla presunta somma di denaro (1500 euro) che sarebbe stata offerta a Fiorito per indurlo a zittire, a mitigare le accuse, insomma a ritrattare. In tutto - stando alla difesa - ci sarebbe stata una raccolta di soldi spontanea, una sorta di colletta di 1500 euro da parte di colleghi di Fiorito, per far fronte all’indigenza della moglie dello stesso ex presidente coop finito in cella. Tutto qui, nessuna mazzetta per zittire Fiorito, lasciano intendere dinanzi al gip Isabella Iaselli. Poi, nel corso della serata, è lo stesso De Martino a stigmatizzare la portata «politica» degli arresti scattati due giorni fa in casa Cigliano. Spiega De Martino: «Non posso non rilevare come le iniziative giudiziarie sia nazionali che locali maturino sempre in tempestiva coincidenza con eventi politici rilevanti quali voti parlamentari ed elettorali (politici e locali). Anche nell’occasione presente la regola non è stata infranta. Alla stretta finale della campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Napoli, alla quale pareva dover concorrere un ex magistrato quale Libero Mancuso, e alla quale partecipa come candidato dell’opposizione Luigi De Magistris, già pm a Napoli, arrivano gli arresti a carico di Dario Cigliano, consigliere Pdl e possibile candidato alla presidenza della municipalità Stella - San Carlo Arena». Ma non è tutto. Nella sua nota, il penalista se la prende anche con alcuni passaggi della misura cautelare, in cui si citano i documenti di solidarietà (manifesti e volantini) prodotti dai Cigliano a favore di Berlusconi e Cosentino: «Desta allarme per la libertà di espressione in Italia la circostanza che un’iniziativa squisitamente politica sia utilizzata in un grave provvedimento giudiziario quale elemento di carico, con il riferimento a telefonate relative alle modalità di diffusione ed affissione, oltre la distorsione strumentale del contenuto testuale». Un caso aperto, la Procura usa il bisturi. Tanto che negli ultimi mesi sono diversi i profili analizzati, anche alla luce delle accuse rese da Fiorito. È stato lui a parlare di assunzioni clientelari, di tangenti rese ogni mese dalla Davideco a Enerambiente. Tutto da verificare, quanto basta a spingere gli inquirenti - i pm De Simone, Noviello, Sirleo, Sepe, Santulli, coordinati dall’aggiunto Gianni Melillo - a chiedere l’incidente probatorio per «congelare» il racconto di Fiorito sulle mosse dei Cigliano. Poi, un ultimo tassello, quello delle presunte fughe di notizia, di una certa «Stefania», una donna capace di conoscere in anticipo gli esiti delle indagini.

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