Rcatt e finti posti di lavoro, la truffa subappalti
C’erano lavoratori «fittizi», nel senso che erano a busta paga, incassavano da 1200 a 2500 euro al mese, ma non alzavano neppure una carta da terra. Elenchi zeppi di nomi, assunzioni pilotate, ipotesi di tangenti. C’era una amante, l’amico tuttofare, manodopera virtuale, buona a giustificare il giro di soldi all’ombra dell’emergenza. È lo sfondo dell’inchiesta sulla rete di appalti targati Asia, azienda municipalizzata del Comune nata a fine anni Novanta per ripulire le strade cittadine. Otto mesi dopo gli incendi di compattatori in via de Roberto a danno di Enerambiente, (ditta da anni in rapporti di subappalto con Asìa), c’è una svolta investigativa. In cella finisce il consigliere provinciale (e comunale) Dario Cigliano, 41enne esponente Pdl; in manette anche il fratello 46enne Corrado (capocantiere di Enerambiente), mentre per il padre Antonio Cigliano, (classe 1932) viene accordato il beneficio degli arresti domiciliari. E non è tutto. Nel blitz della Digos del vicequestore Filippo Buonfiglio, finisce agli arresti anche Gaetano Cipriano, il presunto factotum dei fratelli Cigliano. Che succede a Palazzo Matteotti? Cosa c’è dietro la nuova accelerata? C’è innanzitutto un pericolo di inquinamento probatorio, a leggere la misura cautelare firmata dal gip Isabella Iaselli. In sintesi, i Cigliano avrebbero provato a condizionare la testimonianza di Salvatore Fiorito, ex amministratore della Davideco (azienda collegata da rapporti di subappalto con la Enerambiente) finito in cella da un paio di mesi per gli incendi nei capannoni di Enerambiente. È lui, Salvatore Fiorito, il cardine di questa storia. Le sue dichiarazioni hanno fatto rumore. Ha reso dichiarazioni ai pm - collaborazione ancora parziale - e ha elettrizzato i Cigliano. Quanto basta comunque a spingere padre e figli a mandare «segnali» alla moglie di Fiorito, espressione attribuita all’anziano Antonio Cigliano. «Segnali» per convincere Fiorito a ritrattare o semplicemente ad addolcire la portata delle proprie accuse. Indagine per «tentata induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria». Ci hanno provato - stando alla ricostruzione dei pm Luigi Santulli, Giuseppe Noviello, Maria Sepe, Paolo Sirleo e Danilo De Simone, in un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Gianni Melillo - avrebbero contattato la moglie di Fiorito, per girargli regali e benefici in cambio di una marcia indietro. «Segnali», tanto per iniziare, offerti a Fiorito tramite la moglie: 1500 euro, poi la promessa di un’assunzione una volta scarcerato, il pagamento delle spese legali e altri possibili benefici. Tutto ciò in cambio del silenzio. Ma cosa ha raccontato finora Fiorito? Centrale il triangolo Asia-Enerambiente-Davideco (o altre ditte). Municipalizzata comunale e scatole vuote, gonfie di assunzioni clientelari, tanto che in una intercettazione ambientale si sente esclamare «negli elenchi hanno messo anche i morti». Fiorito - è storia recente - parla di tangenti versate ai Cigliano (fino a 24mila euro al mese), che imponevano anche elenchi di nomi da assumere. Buste paga da novecento a 2500 euro (sarebbe il caso di Gaetano Cipriano) o di una cittadina di origine orientale assunta grazie a legami sentimentali con qualcuno influente. Difesi dal penalista Valerio De Martino, i due fratelli Cigliano sono attesi questa mattina per gli interrogatori di garanzia dal gip Iaselli: «Attendo di prendere conoscenza degli atti - spiega l’avvocato - per esprimermi su questa vicenda», mentre i pm giocano l’ultima carta: un incidente probatorio per congelare le accuse di Fiorito.