Zinzi: sui rifiuti cautela e attenzione, vigileremo
Cautela a attenzione. Sono queste le parole d’ordine che filtrano da Corso Trieste in relazione alla norma, approvata lunedì pomeriggio dal consiglio regionale, che di fatto supera la provincializzazione della gestione del ciclo dei rifiuti subordinandola a eventuali provvedimenti di emergenza e alla necessità di «solidarietà» fra province nell’ottica di un’autosufficienza da raggiungere su base regionale. Insomma, un articolato giro di parole per dire: Napoli e la provincia di Napoli, in caso di emergenza (e l’emergenza è un dato ordinario) possono - alla luce delle nuove disposizioni - utilizzare anche impianti e disponibilità che si trovano in altre province. «L’importante, così come recita la stessa norma regionale approvata dal Consiglio - precisa il presidente della Provincia Domenico Zinzi - è che sia rimasto il principio della provincializzazione per quel che concerne la gestione del ciclo dei rifiuti. Da parte mia ho sempre sostenuto che quello della provincializzazione fosse un principio da tutelare - sottolinea — Rimarremo vigili sulla correttezza interpretativa della norma appena approvata. Prima di adottare qualsiasi provvedimento in materia di rifiuti - ha concluso Zinzi - in ogni caso la Regione dovrà ottenerne la condivisione da parte delle Province». Restano da verificare alcuni aspetti che certamente riguardano il rapporto tra le tendenze napolicentriche e la tutela degli interessi territoriali. Due fra tutti: la situazione degli impianti e l’atteggiamento dei consiglieri regionali espressione del Casertano. Primo aspetto. Se è vero - come ha ribadito ancora l’assessore regionale all’ambiente Giovanni Romano - «che per i prossimi due anni non prevediamo l’apertura di altre discariche», le nuove norme di fatto autorizzano la Regione a intervenire «in soccorso» di Napoli e, in caso di emergenza, a ricorrere all’apporto di altre province. Già oggi, l’immondizia di Napoli viene portata quotidianamente allo Stir di Santa Maria Capua Vetere con un flusso variabile: ieri, per esempio, da Napoli sono arrivate 240 tonnellate; a ritroso, 317 sabato, 318 venerdì, 296 giovedì, 307 mercoledì, 320 martedì scorso. Insomma, solo dal primo aprile, nell’impianto di Santa Maria sono state trattate oltre 3 mila tonnellate di rifiuti napoletani. Un andazzo che è stato «istituzionalizzato» nell’accordo siglato a Palazzo Chigi lo scorso 4 gennaio. Quanto agli altri impianti, se il sito di compostaggio a San Tammaro entrerà in funzione entro l’estate (l’avvio in esercizio era previsto per maggio), la giunta provinciale ha dato il via libera all’ampliamento, per un milione di metri cubi, della discarica di Maruzzella, che si trova al confine tra San Tammaro, Santa Maria la Fossa e Casal di Principe. Contro il provvedimento hanno presentato ricorso al Tar i sindaci di San Tammaro e Santa Maria la Fossa. Dunque il rischio è che Napoli e provincia potrebbero trovarsi di fronte una vera e propria «autostrada» potendo utilizzare impianti, vasti belli e pronti, in provincia di Caserta. Quanto alla «difesa» degli interessi territoriali, ecco come hanno votato i rappresentanti della provincia di Caserta in consiglio regionale: a favore del provvedimento «pro Napoli» il presidente Paolo Romano e i consiglieri di centrodestra Angelo Polverino, Daniela Nugnes (Pdl) e Massimo Grimaldi (Nuovo Psi); favorevole anche Eduardo Giordano (capogruppo di Idv); astenuti Nicola Caputo (Pd) ed Enrico Fabozzi che da lunedì ha annunciato il passaggio al gruppo misto; astenuto anche Angelo Consoli (Udc) subentrato in consiglio regionale al posto dell’ex sindaco di San Felice a Cancello Pasquale De Lucia. Gennaro Oliviero (partito socialista) ha dichiarato di non condividere il provvedimento e ha lasciato l’aula al momento della conta. Insomma: nessuno ha votato contro. Alla fine dei giochi i voti a favore della modifica di legge sono stati 34 (la maggioranza più l’Idv), 11 gli astenuti, 5 i contrari (i consiglieri regionali, e neppure tutti, dell’Irpinia e del Beneventano).