Acqua e rifiuti: il pd all'attacco del centrodestra

"Alto Calore latitante, ritardi intollerabili, si fa solo politica". e Luca: inutile il voto in regione
12 aprile 2011 - Boris Ambrosone
Fonte: Il Mattino

Si sarebbe dovuto discutere di gestione pubblica dell’acqua, ma al convegno organizzato al Centro sociale di Avellino dal Pd l’argomento rifiuti, considerando anche la concomitanza della votazione in consiglio regionale, ha guadagnato con prepotenza il primo piano. È stato il consigliere regionale Umberto Del Basso De Caro, giunto in ritardo proprio perché reduce dalla votazione a Napoli, ad annunciare ufficialmente l’esito del voto sull’emendamento presentato da Gennaro Salvatore. «Abbiamo fatto del nostro meglio, ma alle argomentazioni hanno opposto la forza dei numeri – spiega De Caro – re esta il dato che chi si erge a capopopolo nelle sue terre dovrebbe ritirare dai luoghi istituzionali i suoi cloni mal riusciti». Chiaro il riferimento a Ciriaco e Giuseppe De Mita. È toccato poi a Lello De Stefano, promotore dell’incontro, a introdurre la discussione sul tema della gestione pubblica del ciclo integrato delle acque: «Sull’acqua, come per i rifiuti, si corre il rischio di rendere povero il convento e far diventare ricco solo qualche monaco. Da tempo affermo, come dirigente del Pd, partito che ha mostrato responsabilità e capacità nella gestione dell’Alto Calore, anche stando in minoranza, che l’Alto Calore deve smettere di far politica se vuole diventare azienda. Dobbiamo opporci al disegno regionale che vorrebbe un Ato unico campano per governare le risorse. Già il dato attuale non è confortante con oltre 200 milioni di metri cubi di acqua, su circa 300 provenienti dalle sorgenti irpine che prendono la strada di Napoli e della Puglia. Dobbiamo garantire la massima vigilanza come partito facendo sapere che non abbiamo paura delle minacce». De Stefano ha puntualizzato che «occorre superare la divisione tra Avellino e Benevento, assicurando ai gestori Alto Calore e Gesesa il mantenimento delle quote azionarie nel nuovo soggetto gestore pubblico, che l’Ato deve mettere in piedi. I ritardi sono intollerabili: ogni settimana, ormai da gennaio, ascoltiamo che la prossima sarà quella buona per l’approvazione del bilancio. Resta il dato di fatto che nonostante siamo stati impegnati per mettere fine all’esperienza della Patrimonio, questo consiglio di amministrazione non ha la forza di dare esecuzione alla decisione». Dura la denuncia di Franco De Feo segretario della Uil che ha evidenziato «pressioni e inviti ai lavoratori dell’Alto Calore affinché si cancellino dal sindacato, procedendo all’approvazione di un piano di riorganizzazione senza consultarci». Gli ha replicato Mario Melchionna della Cisl: «Prendo le distanze da quanto dichiarato da De Feo, se si sono verificati tali episodi vanno denunciati alla Procura della repubblica. Io so che tutta la politica, dalla destra alla sinistra, ha utilizzato l’Alto calore per fare clientele. Siamo stufi di sentire da ogni partito che le responsabilità sono degli altri». Contro il «doppio gioco» della politica si è scagliato anche Vincenzo Petruzziello della Cgil: «Il Pd è unito nella battaglia per la gestione pubblica? Allora è ora di smetterla nella perdita di tempo». Al senatore Enzo De Luca le conclusioni: «C’è poco tempo e bisogna fare in fretta per garantire la gestione pubblica del ciclo integrato delle acque. Non possiamo disperdere un patrimonio dell’Irpinia che ha oltre 60 anni di storia e tradizione. Oltre l’affidamento in house c’è la gara e questo significa incertezza e preoccupazione». Poi De Luca ha evidenziato gli aspetti legati alle ultime vicende sui rifiuti e al voto alla Regione: «Il voto alla Regione è inutile perché non c’è bisogno di aprire nuove discariche. Basterebbe dare seguito all’emendamento sull’utilizzo delle cave dismesse e abbandonate per trovare una soluzione all’accumulo di rifiuti a Napoli, bonificando il territorio e togliendole dalla gestione della criminalità organizzata. Ma noi avremmo potuto farlo, perché non abbiamo rappresentanti al governo e alla Regione che hanno rapporti di consuetudine con la camorra»

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