Sibilia annuncia la linea dura: «Uniti per difendere l’Irpinia»
Presidente Sibilia, domani il consiglio provinciale affronterà la questione rifiuti con la sua informativa. Praticamente in contemporanea, il consiglio regionale discuterà del piano Romano e prevedibilmente accoglierà l’ipotesi di una sprovincializzazione di fatto del ciclo, almeno nella fase di una emergenza che nessuno sa quanto durerà.
A Palazzo Caracciolo non si rischia di celebrare una sconfitta? «In consiglio provinciale ci sarà un’informativa sulla gestione del ciclo dei rifiuti in Irpinia. La provincia di Avellino è realtà virtuosa, che ha fatto da apripista in Campania. Confidiamo nel senso di responsabilità dei consiglieri regionali e sulla nostra rappresentanza. È necessario un fronte comune, senza distinzioni di magliette. La difesa del territorio è una battaglia di tutti. Insieme ai presidenti della Province di Benevento e di Caserta, Aniello Cimitile e Domenico Zinzi, ho sottoscritto un documento con il quale si contesta in maniera determinata l’ipotesi di sprovincializzazione del ciclo dei rifiuti. Non parlerei, comunque, di sconfitta, perché siamo disposti come amministrazione provinciale di Avellino a non mollare».
Che cosa farà la Provincia di fronte alla decisione della Regione di trasferire ulteriori rifiuti da Napoli all’Irpinia, nelle discariche che ci sono o in quelle che ci potranno essere? «Se la Regione dovesse decidere di penalizzarci, favorendo per l’ennesima volta Napoli, adotteremo ogni iniziativa pur di far valere le nostre ragioni. Comprese le vie legali. Perché noi stiamo rispettando la legge e gli impegni, a differenza di altri. L’Irpinia non si è mai tirata indietro di fronte alle richieste di aiuto, sia di Napoli che di altre realtà. Tuttora, garantiamo quote di solidarietà al napoletano. Il 4 gennaio, a Palazzo Chigi, ho sottoscritto un verbale con il quale ci siamo impegnati ad accogliere, per tutto il 2011, 250 tonnellate al giorno di rifiuti napoletani presso lo Stir di Pianodardine, a fronte della possibilità di conferire gratuitamente lo stesso quantitavo di frazione secca presso il termovalorizzatore di Acerra. Questa decisione è stata adottata anche per preservare la discarica di Savignano. Non solo. Quel verbale prevedeva che la Provincia di Napoli individuasse sul proprio territorio uno sversatoio per un milione di metri cubi di immondizia e che la Provincia di Salerno apra la propria discarica, peraltro già pronta. Di questo, finora, non c’è traccia. Potremmo, a determinate condizioni, dare la nostra disponibilità a discutere per le quote di solidarietà. Ma nessuno si sogni di venire in Irpinia per aprire nuove discariche».
Dopo la protesta, immagina di poter intavolare una trattativa politica con Palazzo Santa Lucia? Del tipo: se rifiuti e discariche devono essere in Irpinia, allora si realizzino in provincia di Avellino anche pezzi importanti del ciclo integrato, impianti moderni e sicuri che possano dare ristoro occupazionale al territorio? «La trattativa siamo disposti a continuarla, ma senza toccare il principio della provincializzazione e garantendo un’interpretazione solidale dell’autosufficienza nei periodi di grave crisi. Per l’Irpinia, che è stata a lungo penalizzata negli ultimi venti anni a causa dell’emergenza rifiuti, si potrebbero scegliere altre strade per rilanciare lo sviluppo. Gli strumenti a disposizione della Regione per programmare in altri settori certamente non mancano».
In queste giornate la questione rifiuti ha diviso le forze politiche irpine: da un lato i fautori di un fronte unitario trasversale a difesa del territorio, dall’altro chi chiedeva che si precisassero le responsabilità politiche di quanto avvenuto. Lei è stato accusato di essere una sorta di capopolo in Irpinia ma con così a Roma. Che cosa risponde? «Ritengo necessario un fronte comune al di là dei partiti per difendere l’Irpinia dagli assalti. Non capisco chi cerca a tutti i costi di alzare i toni e di creare divisioni, che in questa fase non aiutano. Apprezzo non poco chi sta avendo un atteggiamento responsabile in tale delicato momento. Chi mi accusa di avere una linea di condotta a Roma diversa da quella che porto avanti ad Avellino è smentito dai fatti. In più occasioni, quando s’è trattato di difendere le nostre prerogative, ho assunto posizioni contrastanti con la linea nazionale e regionale del mio partito. Basti pensare che sono stato il promotore del documento unitario con i presidenti della Province di Benevento e Caserta, entrambi di diverso colore politico, per contrastare le decisioni che la Regione voleva intraprendere. Ricordo, comunque, che questo governo, anche su mia sollecitazione, ha cancellato la previsione della realizzazione della discarica ad Andretta, confermata con la conversione in legge del decreto. Altri, invece, non hanno assunto atteggiamenti contrastanti con il proprio partito, votando contro gli interessi del nostro territorio. Contro il Formicoso».
Prima la sanità, poi i rifiuti. Che ruolo rischia di avere l’Irpinia in Campania? «Le province interne, quelle più piccole, a mio parere devono fare corpo unico. Abbiamo difficoltà e caratteristiche identiche che impongono uno spirito collaborativo, contro le prevaricazioni. Da anni si discute del rischio di restare isolati, di morire. Di sicuro ci difenderemo con le unghie. Il federalismo potrebbe esserci da supporto, se accompagnato da una responsabilità di spesa e se riuscirà a invertire la rotta rispetto agli sperperi e gli errori del passato. La trasversalità dell’impegno su questioni di primo piano è fondamentale. Perciò il mio appello a stare insieme senza divisioni, per rilanciare la vertenza Irpinia».