"Epidemia, processo per Iervolino e Bassolino"

Chiesto il giudizio anche per il Prefetto Pansa e 17 sindaci:" Non hanno impedito il diffondersi di malattie"
9 aprile 2011 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

I nomi Niente derattizzazioni, né interventi anti-randagi. Neanche un getto di calce su quelle distese enormi di rifiuti urbani che assediavano piazze, marciapiedi, vivibilità cittadina. Niente transenne, né piazzole d’emergenza nei pressi di ospedali, scuole, presìdi sanitari. Neppure un avvertimento pubblico alla cittadinanza, tanto per scongiurare i pericoli più evidenti, anche solo per impedire sversamenti e scarichi abusivi. Sono queste le convinzioni che hanno spinto la Procura di Napoli a fare un passo in avanti, nel corso dell’ultimo capitolo investigativo sull’emergenza rifiuti. Cinque mesi dopo la formale conclusione dell’inchiesta, la Procura chiede il rinvio a giudizio per venti dei 36 sindaci, commissari o amministratori coinvolti nella prima fase investigativa. Epidemia colposa, omissioni in atti d’ufficio restano i due punti fermi. Stralciata e prossima l’archiviazione, dunque, la posizione di sedici indagati, che hanno evidentemente dimostrato di aver fatto qualcosa a tutela della cittadinanza. C’è una perizia collegiale al centro dell’inchiesta condotta dal pm Francesco Curcio e dal capo del pool mani pulite Francesco Greco. Epidemiologi, specialisti di malattie virali, che confermano un dato su tutti: il picco di malattie virali, ma anche di allergie o handicap respiratori, nel corso del momento più acuto dell’emergenza rifiuti a Napoli e in Campania. Autunno 2007, gennaio 2008: il focus delle indagini, con una soluzione investigativa ad effetto. Venti richieste di processo, spiccano i nomi del sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, dell’ex governatore della Campania Antonio Bassolino, dell’ex commissario all’emergenza rifiuti Alessandro Pansa. Scrivono i pm: «C’è stato l’incremento esponenziale di patologie gastrointestinali e cutanee che si diffondevano rapidamente e collettivamente, con carattere di tipo epidemico, attraverso la diffusione di germi patogeni». Oltre alla perizia collegiale, c’è un altro riscontro operato in questi mesi: l’acquisto di medicinali negli oltre trenta comuni sotto attenzione. Boom di amuchina, ma anche di antistaminici, di farmaci antivirus. Non solo psicosi collettiva, però, a giudicare da certificati medici e ricettari acquisiti. Tanto che ai pm basta il paragone tra Napoli e Salerno, città che per clima e densità abitativa regge il confronto con la provincia partenopea: nello stesso periodo, è stato molto più basso il numero di medicine vendute a Salerno rispetto a Napoli. Ma cosa avrebbero dovuto fare gli indagati? Scrive la Procura di Giovandomenico Lepore: «Nessun presidio sanitario, nessuna iniziativa sono stati adottati; niente disinfestazione, né interventi in grado di arginare i contraccolpi delle tonnellate di spazzatura rimaste per giorni a terra». Autunno 2007, 15 gennaio 2008: scatti della «monnezzopoli» infinita. Confronti, indagini calibrate su più fattori. Non è stata l’acqua o l’aria ad incrementare il picco di allergie o gastrointeriti - si legge negli atti - ma la mancanza di «ordinanze contingibili ed urgenti» finalizzate a ridurre l’impatto dell’emergenza. Come a dire: chi ha gettato calce, chi ha transennato aree nei pressi di scuole e ospedali qualcosa ha ottenuto, quantomeno nel limitare i danni di un’emergenza epocale. Accuse di immobilismo di fronte a uno scenario descritto dai media di mezzo mondo. È uno dei punti battuti, tanto che gli stessi pm scrivono che «nonostante le numerose segnalazioni della situazione di degrado igienico-sanitario - situazione universalmente nota, di cui davano conto la quasi totalità dei media locali, nazionali e esteri, nonostante il pericolo per la salute pubblica fosse nelle cose, immanente e urgente, e rientrasse nelle loro competenze - non sono state emanate ordinanze urgenti e contingibili». Valutazioni che attendono l’esame in aula di un giudice, mentre pronti a chiedere la costituzione di parte civile «Noiconsumatori» dell’avvocato Angelo Pisani.

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