Cave di Chiaiano, via al collaudo Confermata l’interdizione all’Ibi
Antimafia, il Tar respinge il ricorso
Sarà collaudata oggi la discarica di Chiaiano e da domani i conferimenti potrebbero arrivare a quella quota cinquecento concordata tra la Sapna, l'azienda provinciale per i rifiuti, e i comitati della zona: dovrebbero così allargarsi le maglie della crisi che sta assediando Napoli e la sua provincia. L'invaso continuerà a essere gestito direttamente dalla Sapna: ieri il Tar ha infatti respinto il ricorso presentato dalla Ibi (la ditta che ha lavorato fino a qualche settimana fa) contro l'interdittiva antimafia della prefettura di Napoli, contro il provvedimento di estromissione firmato dalla società provinciale e contro la nota con la quale la Regione richiedeva alla Dondi, la mandataria dell'Ati al lavoro presso il depuratore di Nocera Nord, di estromettere la Ibi dalla società. Il presidente Antonio Guida, il consigliere Fabio Donadono e l'estensore Francesco Guarracino hanno infatti ritenuto non sufficienti gli elementi evidenziati dall'avvocato Alfonso Erra per conto della Ibi, la ditta che è attualmente anche al centro di un'indagine della procura di Napoli sulla discarica di Chiaiano. Ma l'interdittiva è precedente a questi fatti e si basa su vicende accadute in Sicilia dove la Ibi gestisce la discarica di Bellolampo e dove sarebbe stata socia di un'azienda dei Buscemi. Gli 007 della prefettura hanno sottolineato i legami tra l'impresa napoletana e la Pts costruzioni a sua volta colpita da provvedimento antimafia: il capitale sociale è risultato appartenere per una metà alla moglie e alla figlia del capomafia Vito Buscemi e per l'altra metà alla moglie e alla figlia di Antonino Spica che sarebbe a sua volta legato a un pregiudicato. I magistrati ricordano anche che Buscemi è stato condannato in via definitiva per associazione di stampo mafioso. L'uomo faceva parte di un comitato di affari, all'interno del sodalizio criminale, finalizzato al controllo dell'aggiudicazione degli appalti delle opere pubbliche in Sicilia. E non solo. L'amministratore e il socio di maggioranza della Ibi sono stati rinviati a giudizio insieme a esponenti della Pts costruzioni. Due le accuse. La prima: la Ibi avrebbe favorito l'impresa siciliana concedendole un subappalto vietato dalla legge. La seconda: le due ditte avrebbero gestito un traffico illecito di rifiuti. Un grosso quantitativo di spazzatura sarebbe stato abbandonato e interrato nei pressi della quarta vasca di Bellolampo la cui gestione è stata affidata appunto alla Ibi.