Fuga dei Comuni dal processo Bassolino le amministrazioni, parti civili, disertano l’aula
Ci vollero quattro mesi per avvisarli tutti, per informare le rispettive amministrazioni cittadine che era giunto il loro momento: dopo anni di crisi e di immobilismo, era giunta l’ora che attendevano, quella in cui avrebbero potuto svolgere un ruolo, recitare una parte nel corso del primo processo all’emergenza rifiuti in Campania. Oltre quattrocento comuni, una lista con quasi tutti i municipi della Campania, indicati come potenziali parti offese della gestione commissariale dell’emergenza rifiuti. Oggi, a distanza di quattro anni da proclami e dichiarazioni di intenti da parte di molti sindaci, il vuoto in aula non è passato inosservato. Processo alla gestione della crisi - imputati, tra gli altri, ex vertici Impregilo e l’ex governatore Bassolino - manca una assortita pattuglia di parti civili. Sessanta comuni, a essere precisi, sono stati attesi inutilmente in aula dinanzi alla quinta sezione penale. Erano i primi sessanta comuni dei centottanta costituiti in dibattimento. E invece l’udienza di ieri mattina è stata fin troppo rapida: non c’era nessuno dei legali chiamati a rappresentare sessanta comuni della Campania indicati come parti offese e ammessi a costituirsi come parte civile. Due soli casi virtuosi - i municipi di Cicciano e Casamarciano -, per il resto almeno una sessantina di assenti ingiustificati. A leggere il calendario, l’udienza di ieri era stata fissata per ascoltare i testimoni di ogni singolo comune dei centottanta ammessi come parte civile. Ogni municipio avrebbe dovuto portare testimonianze utili a ricostruire gli anni della crisi e ad inquadrare la condizione della propria amministrazione rispetto alle scelte commissariali: la decisione di aprire una discarica o di partecipare a una manifestazione, una ordinanza municipale o un dispositivo calato dall’alto. Tutti elementi che, nell’ottica processuale, avrebbero potuto arricchire un dibattimento che va avanti ormai da oltre un anno. E invece nulla di tutto ciò. A distanza di quattro anni dal deposito della richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura, l’attenzione sul dibattimento che si sta svolgendo dinanzi alla quinta penale sembra essere scemata. Era l’estate del 2008, quando i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo indicarono centinaia di comuni tra le parti offese. Ci vollero poi quattro mesi per disporre un bando pubblico in grado di avvisare le singole amministrazioni, senza contare poi i soldi pubblici impiegati dai singoli comuni per gli incarichi legali e i vari adempimenti del caso. Giorni caldi, quelli del 2007, nulla di paragonabile al silenzio di ieri mattina quando in tanti hanno disertato il Tribunale. Furono proprio le fasce tricolori a tenere alta l’attenzione sulle ipotesi battute dalla Procura, tanto da promettere battaglia una volta arrivati in aula. Sete di giustizia, voglia di verità in vista dell’apertura del principale atto d’accusa finito a dibattimento in materia di rifiuti e di pubblica amministrazione. Quattro anni dopo, scenario capovolto: scudi abbassati e fila scompaginate da parte dei sindaci. Che ieri hanno dato forfait, tanto da passare la palla ai propri colleghi, quelli della seconda e terza batteria di municipi attesi per le prossime udienze. C’è già un risultato, però: con l’assenza di ieri, i sessanta comuni - pur rimanendo parte civile a tutti gli effetti - perdono il diritto a citare i propri testimoni nel prosieguo del dibattimento. Truffa, abuso d’ufficio, falso sono le accuse ipotizzate al termine di un’inchiesta complessa che ha scavato nei rapporti tra pubblico e privato, tra esponenti dell’associazione temporanea di imprese riconducibile al gruppo Impregilo e gli esponenti di vertice dell’allora commissariato chiamato a risolvere l’emergenza rifiuti in Campania. Indagine sul cdr, sul funzionamento dei sette impianti che avrebbero dovuto ricavare energia dal ciclo raccolta rifiuti sul territorio. Diversi i testimoni ascoltati finora, da ieri toccava alle parti civili. Dopo le defaillance, si attendono risposte. Prossime udienze dedicate ancora ai comuni - a metà aprile e all’inizio di maggio - tanto per capire chi riuscirà a mantenere fede ai proclami della prima ora.