Consorzio di bacino, la rivolta dei lavoratori blocchi stradali e lungomare in trappola
Sono 60 i Comuni che non versano le quote mensili alla società
Il bus scoperto carico di turisti è fermo ormai da tempo, schiacciato tra i manifestanti e le auto in coda. Il sole di mezzogiorno arrostisce gli stranieri che dopo un po' cedono e si avviano a piedi verso il lungomare, giusto per incontrare un altro gruppo di manifestanti assiepato davanti all'hotel Excelsior. Il traffico è fermo, le auto strombazzano. E la protesta, ancora una volta, va in scena. Alla ribalta ci sono i lavoratori del consorzio unico di bacino: quelli di Caserta rischiano di restare questo mese senza stipendio. Quelli di Napoli, invece, lo stipendio lo hanno assicurato, ma non hanno lavoro. L’ennesimo paradosso dell’infinita emergenza rifiuti. Il commissario liquidatore Domenico Pirozzi la spiega così: «L’amministrazione provinciale di Napoli paga con proprie risorse gli 880 dipendenti anche se il consorzio serve solo due piccoli Comuni (Castello di Cisterna e Cicciano) impiegando 40 lavoratori. Nella provincia di Caserta, invece, ci sono sessanta Comuni che si avvalgono dell'opera di 1280 persone, ma non versano le quote mensili. L'amministrazione provinciale, dal canto suo, rimborsa solo i servizi effettuati per la Gisec, la società provinciale». E non solo: molti creditori stanno chiedendo pignoramenti presso i Comuni. La crisi finanziaria rischia così di intrecciarsi con quella provocata dalla mancanza di siti di smaltimento. Ieri dopo la manifestazione dei sindacati autonomi il portavoce Vincenzo Guidotti ha comunicato di aver ottenuto un appuntamento in Regione per la prossima settimana. Il problema coinvolge anche Napoli perché se si fermano gli impianti del Casertano anche la spazzatura del capoluogo perde un'altra meta. Il 30 marzo dal consorzio unico è partita una lettera diretta al presidente della provincia di Caserta, Domenico Zinzi e al prefetto Raffaele Picaro. Il commissario liquidatore scrive: «Lo scrivente esprime grande preoccupazione alla luce della gravissima crisi finanziaria che alla data odierna è tale da non consentire il pagamento delle spettanze dei lavoratori del mese di marzo oltre a non consentire il normale approvvigionamento dei fattori produttivi essenziali quali carburanti e materiali di consumo». In totale il consorzio dovrebbe avere 107 milioni dai 60 comuni che ne fanno parte.