Caos rifiuti, un sito di stoccaggio a Napoli Est
Nuova proposta per un sito di trasferenza a Napoli est: l’ha messa in campo ieri sera Palazzo San Giacomo dopo una giornata di frenetiche consultazioni. A essere individuata sarebbe una nuova vasca ancora nell’area del depuratore. Anche in questo caso la strada scelta non sarebbe quella dell’ordinanza urgente chiesta dalla Regione: la nuova indicazione tornerebbe sui tavoli dei tecnici di Santa Lucia. Si è chiusa così l’ennesima giornata di tensione tra Comune e Regione che litigano su tutto, a cominciare dalla quantità di rifiuti che resta per le strade. Per la Regione ci sono mille tonnellate, per il Comune ci sono almeno 1900 tonnellate. Ancora più pessimistiche le valutazioni di Asia: per l’azienda è già stata superata quota duemila. In mattinata il sindaco Iervolino aveva parlato di situazione drammatica: «Servono le discariche ele polemiche non portano a niente», ha detto il primo cittadino invitando il governatore Caldoro a «far tacere» l'assessore all'Ambiente, Giovanni Romano. «Servono le discariche e le polemiche non portano a niente, la situazione è grave perché alla riunione del 4 gennaio scorso a Palazzo Chigi la base di tutto era la presenza delle discariche, adesso sono proprio quelle chiuse». La Iervolino ha concluso invitando Caldoro e il presidente della Provincia e riunirci e lavorare insieme. Dopo poche ore la replica del presidente della Regione che ha detto: ««L'assessore Giovanni Romano è riconosciuto in Italia tra quelli di maggiore competenza nel ciclo dei rifiuti. Meglio di lui non c'è» e ha poi sottolineato che la Regione sta facendo fino in fondo la sua parte. Ieri Palazzo Santa Lucia ha dato sulla carta a Napoli la possibilità di sversare 1420 tonnellate di rifiuti, 1270 agli stir della Regione. Ad di Avellino, Benevento, Salerno e Caserta non ci sono problemi. Gli impianti napoletani, invece, funzionano più lentamente anche perché continuano a essere ingombri di frazione umida. Una boccata di ossigeno è arrivata nei giorni scorsi dalla riapertura dello stir di Caivano: dovrebbe ora essere la Sapna a provvedere al trasferimento in altre regioni della frazione umida presente nell'impianto. La meta prescelta dovrebbero essere le discariche siciliane: la A2A ha provveduto a caratterizzare i rifiuti e i risultati delle analisi sono state inviate nell'isola, ma sono state richieste nuove analisi per misurare l'eventuale presenza di diossina. L'impianto quindi resta pieno e rischia un nuovo stop dopo quello delle settimane passate. E la situazione potrebbe diventare anche più critica. A2A che ha in gestione lo stabilimento ha inutilmente tentato di stringere contratti per trasferire in Spagna la cosiddetta Fut. E questo anche se la stessa azienda ha a Brescia un termovalorizzatore che può ingoiare ottocentomila tonnellate di rifiuti all'anno. Più volte si ipotizzato di trasferire in Lombardia parte dell'umido campano (che è stato lavorato anni fa e intanto è diventato secco, anzi secchissimo) ma in passato l'ipotesi è stata respinta dal governatore Roberto Formigoni. Nel caso dello stir di Caivano, invece, la spazzatura è stata analizzata da A2A anche al momento di chiedere l'autorizzazione alla regione andalusa. Autorizzazione che non è mai arrivata. Ma, a sentire l'azienda di intermediazione, la Markab, solo per motivi burocratici: la spazzatura sarebbe ok. Il trasferimento a Brescia sembra comunque impossibile. Spiega infatti l'ufficio stampa della A2A: «Le nostre linee di lavorazione sono già piene». Metà delle ottocentomila tonnellate che il termovalorizzatore può bruciare deve essere «biomassa» altrimenti la società mette a rischio il certificato verde. E in questa categoria potrebbero rientrare solo le 4000 tonnellate di stabilizzato prodotto a Caivano.