"Discarica in Irpinia, sarò a capo della rivolta"

Ciriaco De Mita avverte: "Ribellione legittima". A Caldoro: "Solidarietà non è penalizzazione"
3 aprile 2011 - Pasquale Pallotta
Fonte: Il Mattino Avellino

Era stato invitato a Cervinara per chiudere i lavori della prima manifestazione ufficiale della Città caudina dei servizi. Cervinara e la Città caudina dei servizi sono lontane da Napoli e dall’Alta Irpinia, ma Ciriaco De Mita sceglie quest’occasione per dire la sua sulle ultime vicende che riguardano la questione rifiuti. De Mita, in un intervento che tocca anche altri temi nevralgici - l’affidamento del servizio idrico, il federalismo municipale, il valore della comunità -, non le ha mandate certo a dire. È durissimo con il capo della Procura di Napoli, Giandomenico Lepore, il quale ha più volte ripetuto che l’Irpinia deve ospitare i rifiuti del napoletano, con l’apertura di una nuova discarica. «Lepore - dice il leader di Nusco - confonde il suo ruolo di operatore della giustizia con quello di cittadino napoletano. Anzi, come responsabile della giustizia della città più grande del mezzogiorno, farebbe bene ad indagare sull’Asia di Napoli che conta tremila addetti i quali non sembra che facciano tutti il proprio dovere». De Mita si è detto convinto che la discarica in Alta Irpinia non si farà: ma se l’ipotesi dovesse concretizzarsi, ha sottolineato con forza che «la rivolta a quel punto sarebbe legittima e io sarei il primo a mettermi a capo». Parole chiarissime che non lasciano spazio ad alcun tipo di dubbio, accompagnate dall’ex presidente del consiglio da concetti chiarificatori su quello che sta avvenendo in Regione Campania. Ha spiegato che l’ipotesi di deprovincializzazione del ciclo dei rifiuti è stata evitata perché lo stesso consigliere Gennaro Salvatore che aveva presentato il subemendamento - «Per conto anonimo di Caldoro» - poi lo ha ritirato. Un ritiro dovuto anche alle pressioni dell’Udc e di tutti i consiglieri regionali delle zone interne. Cosa diversa, invece, è il piano presentato dalla giunta: «Un piano che era necessario adottare perché andava presentato alla Commissione europea. Ma questo piano, che pure presenta degli elementi di merito, non incide sugli ambiti territoriali». Quindi, per De Mita, non pone problemi per la creazione di nuove discariche né mette in pericolo il criterio della provincializzazione. Rimane aperto il discorso della solidarietà. «La solidarietà politica sta nel concorrere tutti verso lo stesso obiettivo, non può tradursi in penalizzazione», sottolinea. L’Irpinia deve dare la propria solidarietà a Napoli, ma non con nuove discariche: «La provincializzazione è prevista da una legge del parlamento e tutta la provincia di Avellino deve unirsi per difendere quel dispositivo. Le divisioni sono inutili e insensate, in un momento come questo che stiamo vivendo». Per questo motivo le critiche di questi giorni rivolte a Cosimo Sibilia da parte del Pd sono giudicate almeno ingenerose dall’europarlamentare perché - secondo lui - quando la Provincia era governata dal Pd non hanno fatto certo meglio. Dunque, la provincializzazione è un fatto positivo non nel senso di chiudersi in un perimetro inaccessibile, ma - per De Mita - da interpretare nella logica di responsabilizzazione di un territorio: «L’Irpinia ha mostrato finora atteggiamenti virtuosi. Oggi c’è una fase di transizione che va affrontata e per farlo bisogna trovare la mediazione migliore per il territorio, coinvolgendo le Province e attivando meccanismi di solidarietà istituzionale tra tutti i livelli della rappresentanza irpina, iniziando da quella regionale che è indiscussa protagonista di questa delicata partita». Ora si lavora alla mediazione e la partita si gioca a Napoli. Su questo De Mita invoca la solidarietà politica. E lo fa a dispetto di «qualche sindacalista che dice che dovremmo dimetterci tutti. Lui questo problema non ce l’ha perché non esiste». A dispetto del «protagonismo politico di certe persone senza idee che dovrebbero rappresentare il nuovo». E lo fa a dispetto degli esponenti del Pd che attaccano Sibilia «di cui non faccio nemmeno i nomi - ha commentato - perché mi vergogno».

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