Chi poteva impedirlo? Il solito fronte del no: barricate, rivolte, scontri. E i magistrati con sequestri talvolta sospetti

29 maggio 2008 - Antonio Corbo
Fonte: Repubblica Napoli
Si ricorderà il 21 maggio come il giorno del grande equivoco. Il premier debuttò a Napoli con un piano poderoso: voleva chiudere l´emergenza rifiuti. Si apriva invece quella della giustizia. Le intenzioni erano buone: aprire le discariche in attesa dei 4 inceneritori.
Chi poteva impedirlo? Il solito fronte del no: barricate, rivolte, scontri. E i magistrati con sequestri talvolta sospetti. Berlusconi vuole esaudire «la crescente voglia di Stato», ecco quindi il piano. Siti protetti dall´esercito, «equiparati a zone militari». Per chi si oppone, l´arresto. E per i magistrati? Il governo ne scelse uno: il procuratore di Napoli per le indagini e l´azione penale, un giudice collegiale sequestri e misure cautelari. Sembrava fatta, era un avviso per tutti: qui c´è lo Stato, lasciateci lavorare. Ma proprio nella notte più saggia, quando fu rimossa la trincea, scoppiò un altro caso Napoli. Il governo passò dalla tregua di Chiaiano ad un conflitto istituzionale con i magistrati. Nella notte tra il 26 e 27 maggio ci si è messo il blitz con 25 arresti tra Commissariato rifiuti, Protezione Civile, imprese. Quel decreto che sembrava decretare la fine dell´emergenza, ha elevato un invalicabile steccato tra potere esecutivo e giudiziario. Ha alimentato sospetti, favoriti dalla disinformazione. Quei 25 arresti furono chiesti il 22 gennaio, si legge che è passato molto tempo. Quale giustizia ad orologeria? Il gip ha dovuto leggere 400 pagine, scriverne 600 pagine, valutare le posizioni, mitigare le misure da arresti in carcere a domiciliari. Qualcuno pensa che ci sia un bancomat anche nei tribunali?
Per il governo, la Procura di Napoli è ormai il presidio giudiziario dell´antipolitica. In un lampo di memoria, ricorda che il premier proprio qui è imputato, per la richiesta di rinvio a giudizio con Agostino Saccà, interferenze in Rai. La Procura è invece preoccupata: teme che gli stessi pregiudizi possano minare le prossime inchieste con indagati eccellenti. Passano le ore, e spuntano anomalie nel decreto. I magistrati ne scoprono sempre di più. Non solo quelli di Napoli. In tutto il distretto, da Caserta a Sant´Angelo dei lombardi, sono almeno venti le inchieste aperte sui rifiuti. La corsia preferenziale trasforma il procuratore Lepore in un imbuto, l´ideale per ingolfare le indagini. Si rileva ancora: se il potere politico sceglie il suo giudice, ritenendolo "affidabile", offre nello stesso tempo al cittadino un giudice "inaffidabile". Per l´equazione: meno libero il magistrato, meno garantite le comunità. L´esempio è proprio nell´ultima inchiesta: se furono falsificati i codici, per buttare nelle discariche di tutto, anche rifiuti pericolosi, ora chi tutelerà il diritto alla salute dei cittadini campani? Meno che mai il decreto. Consente di sversare anche rifiuti combusti, come è stato già fatto. E inaugura, per gli eventuali reati, un "tribunale speciale". La reazione dei pm non divide la Procura dal suo procuratore, come in passato. Lo coinvolge, lo protegge. E lo stesso Lepore sembra sottrarsi alle lusinghe. Ha commentato il blitz come «prova di autonomia», per i cittadini e per Bertolaso. Finezza politica che non elimina il rischio di paralisi. Per giustizia e rifiuti. In questo clima, chi volete che metta una firma?

 

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