Rapporto choc su diossina e arsenico «Ma non siamo a livelli di allarme»
Il rapporto finale dello studio è datato dicembre 2010. Le conclusioni sono da brivido: c’è diossina cancerogena nel sangue dei residenti di Napoli, Caserta e di altre 14 città a rischio della Campania. E ancora: c'è troppo arsenico nell'acqua in Campania e non mancano in alcuni Comuni i velenosi Pcb (policlorobifenili, ossia ancora diossina). Un quadro complessivo allarmante nel contesto della infinita crisi dei rifiuti in Campania, ma che ottiene dagli esperti che l’hanno redatto anche una opportuna precisazione: «I livelli di esposizione agli agenti inquinanti non sono tali da giustificare uno stato d'allarme sanitario». Nei mesi scorsi lo stesso ministro della Salute Ferruccio Fazio aveva chiarito in un’intervista al Mattino, citando proprio alcuni dei dati dello studio, che non vi erano presupposti per un allarme sanitario nella regione. Ad anticipare le conclusioni del rapporto è l’Espresso in edicola da oggi, con un articolo di Emiliano Fittipaldi che all’emergenza ambientale per il caos rifiuti ha dedicato anche un libro. Si tratta delle conclusioni del rapporto Sebiorec commissionato nel 2007 dalla Regione Campania con un investimento di 250 mila euro e avviato il primo gennaio 2008 attraverso una indagine su sangue umano e latte materno che prevedeva anche il lancio di un sito web ad hoc. Sono oltre 320mila le persone che vivono nelle zone da bonificare «con priorità alta» - secondo il Rapporto - per la presenza di arsenico in forte eccesso a Villaricca, Qualiano, «media presenza» a Caivano e Brusciano, mentre gli scienziati segnalano primati per il mercurio a Giugliano, e a Napoli, zona Pianura, per la diossina 2,3,7,8-Tcdd, quella più pericolosa. Tuttavia, il rapporto sulla diossina, chiamata «tipo Seveso» e associata al consumo di mozzarella e verdure, è - secondo il settimanale - «nascosto da mesi nei cassetti della Regione Campania. Il rapporto è pronto dallo scorso dicembre ed è frutto di studi di 115 tra scienziati e medici dell'Iss (Istituto superiore di sanità), del Cnr, del Registro Tumori, e delle Asl locali che hanno analizzato 900 campioni di sangue e 60 di latte materno. Nessuno ne ha mai parlato, e il sito non è mai entrato in funzione». Nelle conclusioni un importante capitolo è riservato alla percezione dei rischi. «Dalle risposte al questionario - è scritto - emergono percentuali molto alte di preoccupazione relativamente a tutte le patologie indicate, sia acute, sia croniche. Sul complesso del campione intervistato, un’elevata maggioranza (87%) delle persone si dichiara certa o ritiene altamente probabile ammalarsi di varie forme di cancro vivendo in prossimità di un’area inquinata». Un altro elemento segnalato dal rapporto è l’informazione percepita: ancora poco rispetto «a notizie importanti di cui il territorio è sostanzialmente all’oscuro».