Quasi ultimato il deposito delle scorie
controlli anticamorra sui subappalti
Sessa Aurunca Quasi in dirittura di arrivo i lavori di costruzione del deposito per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi della centrale nucleare del Garigliano. Si tratta di un deposito di undicimila metri cubi che la Sogin sta realizzando e che servirà per la messa in sicurezza di una parte (circa undicimila metri cubi) dei rifiuti radioattivi di media attività (che durano qualche secolo), prodotti in passato e conservati in loco. I primi lavori massicci, realizzati agli inizi di ottobre, hanno destato non poche preoccupazioni nella popolazione che aveva assistito all'arrivo di circa duecento betoniere con calcestruzzo speciale e a pronta presa per la costruzione del deposito. La costruzione dell'impianto fu autorizzata nel dicembre 2006 dall'allora commissario governativo strardinario Carlo Jean, in quanto l'amministrazione comunale di Sessa Aurunca continuava a non concedere l'ok. Si ricorda che il primo progetto, presentato dalla Sogin (società che gestisce gli impianti nucleari nazionali) circa dieci anni fa, prevedeva la richiesta della costruzione di quattro manufatti: il primo destinato ad ospitare scorie, il secondo «materiali attivati» da condizionare fino a porli in uno stato detto di «sicurezza passiva», il terzo per i lavoratori che avrebbero effettuato gli interventi e l'ultimo, detto «tecnologico a depressione» che non avrebbe prodotto alcuna emissione. La volumetria richiesta era di quarantunomila metri cubi, a fronte di circa undicimila metri cubi di rifiuti radioattivi da stoccare. Ciò destò stupore da parte di amministratori, associazioni e cittadini, che temevano che una tale volumetria avrebbe potuto indurre ad ospitare nel sito scorie provenienti anche da altre centrali dismesse. Da qui il tergiversare da parte dell'amministrazione comunale a rilasciare l'ok per la costruzione delle quattro aree. Posizione sostenuta anche dai cittadini. Intanto un protocollo di legalità per prevenire ogni possibile infiltrazione della criminalità in materia di appalti per lavori, servizi e forniture degli impianti nucleari italiani oggi in dismissione è stato sottoscritto alla prefettura di Roma tra i prefetti delle sette provincie interessate dai lavori di «Decommissioning» degli impianti nucleari (Alessandria, Caserta, Latina, Matera, Piacenza, Roma e Vercelli) e la Sogin, la società di Stato che cura lo smantellamento degli impianti nucleari e la gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Il protocollo estende le verifiche antimafia anche ai subappalti e subcontratti per opere e lavori e ai subaffidamenti di prestazioni maggiormente a rischio di infiltrazioni mafiosi, indipendentemente dal loro valore. Il protocollo, di durata triennale, prevede la richiesta delle informative antimafia per l'intera filiera di imprese e fornitori che eseguiranno lavori negli impianti nucleari gestiti da Sogin. Il limite degli appalti si abbassa dai 4 milioni e 845mila euro ai 250mila per i lavori e dai 387mila euro ai 150mila per i servizi e forniture. Le verifiche e l'acquisizione delle informazioni antimafia sono estese anche al trasporto di materiali a discarica, trasporto e smaltimento rifiuti, fornitura e trasporto terra, materiali inerti, calcestruzzo, ferro lavorato e noleggio di macchinari. Nel Lazio saranno dismesse la vecchia centrale di Latina e i centri di ricerca a Casaccia, vicino Roma, che riguardano un impianto Opec e di Plutonio. Nel resto del Paese sono altri tre i centri di ricerca in dismissione, che in passato hanno prodotto scorie nucleari, così come altre tre centrali nucleari che sono state attive tra la fine degli anni '50 e il 1987. «Ci avvarremo del gruppo operativo interforze che valuterà di volta in volta le aziende aggiudicatrici degli appalti. La novità e che il protocollo riguarda anche le aziende aggiudicatrici di subappalti», ha spiegato il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro.