Discariche bloccate: mille tonnellate in strada

Torna la crisi, code di camion davanti agli Stir. La Protezione Civile: procedure corrette su Chiaiano
24 marzo 2011 - Daniela De Crescenzo

Rifiuti: a Napoli si tocca a sfiorare quota mille. Ieri, infatti, secondo la Regione sono state conferite in tutti gli impianti della Regione 970 delle 1200 tonnellate prodotte. Secondo il Comune, le tonnellate di spazzatura portate negli impianti sono cento di meno. In ogni caso, visto che già ieri a terra c'erano 750 tonnellate di immondizia, la quota mille (il livello di guardia oltre il quale i sacchetti cominciano a invadere le strade) oggi sarà superato. La situazione difficilmente potrà migliorare nelle prossime ore vista la quasi totale chiusura del sito a Nord di Napoli e lo stop imposto dalla magistratura alla discarica di Sant'Arcangelo Trimonte. A Chiaiano gli sversamenti sono stati fermati per permettere alla Sapna di realizzare una serie di carotaggi, che non sono, però, legati alle indagini sulle imprese (Ibi ed Edilcar) che hanno gestito il sito. Già il 23 febbraio la società provinciale, dopo un incontro con i rappresentanti della Asl Napoli 1, dell'Arpac e della Ibi, aveva deciso di estendere i monitoraggi della falda: le analisi di routine avevano confermato la presenza di ferro, manganese, arsenico e fluoruri sia a monte che a valle dell'invaso in quantità superiori ai cosiddetti valori di soglia, ma comunque analoghi a quelle che c'erano prima dell'apertura della discarica. Cionostante il direttore tecnico della Sapna, Giovanni Perillo, decise un monitoraggio straordinario che è tuttora in corso. Anche la Procura, dal canto suo, ha deciso una serie di carotaggi che avverranno in una zona che è già stata definita. Ieri sulla vicenda di Chiaiano è intervenuta anche la Protezione Civile che in un comunicato ha ribadito «L'assoluta correttezza delle procedure amministrative intraprese dalla struttura del sottosegretario di Stato per l'affidamento» dei lavori. Il riferimento è alla gara con la quale furono affidate le opere di realizzazione dell'invaso. Una gara che, a quanto pare, non si è mai conclusa con un contratto. E anche la concessione della gestione è stata firmata solo ad ottobre non dalla Protezione Civile, ma dalla Sapna. Per capirci qualcosa bisogna ripercorrere le tappe di una vicenda ricca di colpi di scena. Per Chiaiano, infatti, le gare sono state tre. La prima fu bandita per l'affidamento dei lavori in parete che furono poi eseguiti da un'impresa del nord. La seconda per la bonifica della cava andò alla ditta Pescatore che fu poi rimossa dalla Protezione civile quando chiese un'integrazione economica: la bonifica si era rivelata, infatti, più complessa del previsto ed era stato necessario rimuovere più materiali del previsto dal fondo della cava. Il terzo appalto era per la realizzazione della discarica. Anche in questo caso vinse la Pescatore con un ribasso dell'importo a base d'asta (19 milioni) del 36 per cento. La Protezione civile esaminò la proposta e la scartò: i prezzi programmati per alcuni materiali erano inferiori a quelli presenti sul mercato. E non solo: i fratelli Pescatore, soci dell'impresa, erano stati coinvolti in alcune vicende giudiziarie. Ma la Pescatore non aveva alcuna interdittiva antimafia. La seconda classificata era la Daneco che aveva presentato un ribasso del 26 per cento: l'offerta fu ritirata alla vigilia della firma del contratto e la cauzione fu trattenuta dalla struttura di Bertolaso. Il terzo posto era occupato dalla Ibi che aveva fatto un ribasso del 15,75. La proposta fu accettata anche se bisognava spendere quasi quattro milioni in più rispetto a quanto aveva chiesto la Pescatore. Ma qualche tempo dopo la Ibi fu raggiunta da un'interdittiva atipica da parte della prefettura di Napoli e quindi il contratto non fu firmato: si andò avanti con una serie di anticipazioni trattenendo i guadagni. Fino a quando la prefettura non firmò la liberatoria nei confroti della ditta della famiglia D'Amico. A quel punto la Sapna era subentrata alla Protezione Civile e firmò il contratto. Pochi mesi dopo la nuova interdittiva: da allora l'impresa è restata nel cantiere in veste di esecutrice e non di concessionaria.

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