I PM: "Noi con le armi spuntate contro i reati ambientali"

29 maggio 2008 - Dario Del Porto
Fonte: La Repubblica Napoli
«Solo in Campania, posto che nelle altre regioni vige il divieto assoluto, sarà possibile smaltire in discarica un rifiuto normativamente considerato pericoloso in qualsiasi paese europeo»: è l´allarme lanciato nel documento che 75 magistrati su 100 della Procura di Napoli hanno inviato al Csm per sollecitare un parere negativo sul decreto approvato mercoledì 21 maggio dal governo Berlusconi. 
Il testo viene criticato innanzitutto per l´istituzione di una procura regionale e un tribunale specializzato in materia di rifiuti. La riforma, scrivono i pubblici ministeri, «non sembra assecondare e sostenere lo sforzo profuso dal nostro ufficio e dagli altri uffici inquirenti campani» nelle indagini che hanno cercato «di contrastare fenomeni illegali di vario tipo, anche riguardanti le infiltrazioni della criminalità camorristica nel settore dei rifiuti, di individuare gravi degenerazioni amministrative e di contenere e ridurre il danno arrecato all´ambiente, al territorio e alla salute dei cittadini». In calce al documento, le firme di veterani dell´ufficio come il pm di Calciopoli, Giuseppe Narducci, o di sostituti impegnati in prima fila nelle indagini anticamorra come Marco Del Gaudio, Antonello Ardituro e Sergio Amato. Hanno firmato i procuratori aggiunti Sandro Pennasilico, Franco Roberti e Aldo De Chiara, ma anche i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, titolari dell´indagine sulla gestione dei rifiuti che da martedì mattina tiene agli arresti domiciliari 25 persone fra le quali l´ex vice di Guido Bertolaso, Marta Di Gennaro, l´amministratore delegato di Fibe, Massimo Malvagna, imprenditori e dirigenti della struttura commissariale.
La nota, preceduta nei giorni scorsi da un intenso dibattito e da un´assemblea dei magistrati, è partita proprio nel giorno in cui il capo dei pm del capoluogo campano, Giandomenico Lepore, ha incontrato in via Arenula il ministro della Giustizia, Angelino Alfano per discutere dei profili organizzativi della riforma. Il Guardasigilli ha difeso il progetto: «Quella dei rifiuti - ha detto il ministro - è un´emergenza globale, per la quale abbiamo assunto misure che riattribuiscono competenze, soprattutto al procuratore di Napoli. Vogliamo evitare che ci siano pressioni sui magistrati territoriali». Ma i sostituti non condividono questa impostazione e stigmatizzano anche la parte del decreto con la quale si «assicura una deroga a principi generali in materia di gestione dei rifiuti», vale a dire la materia al centro dell´inchiesta di queste ore e che oggi, davanti al gip Rosanna Saraceno, vedrà i primi interrogatori: dovranno comparire i capi dei sette impianti per la lavorazione di cdr (combustibile derivato dai rifiuti) indagati nel procedimento condotto ai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo. I sette sono asssistiti dagli avvocati Ilaria Criscuolo, Lucio Majorano e Alfonso Furgiuele. Venerdì toccherà, fra gli altri, a Michele Greco, ex dirigente del commissariato straordinario, difeso dall´avvocato Giuseppe Fusco, quindi al dirigente Giuseppe Sorace, assistito dall´avvocato Claudio Botti.
Nelle prossime ore dovrà anche essere sciolto il dubbio relativo all´interpretazione delle norme contenute nel decreto Berlusconi con riferimento al giudice competente per emettere provvedimenti cautelari. Con ogni probabilità, quando il gip Saraceno avrà concluso gli interrogatori "di garanzia", trasmetterà nuovamente gli atti alla Procura. I pm se lo riterranno opportuno, rinnoveranno la richiesta di custodia indirizzandola stavolta al tribunale composto da tre magistrati. Ieri il presidente del Tribunale, Carlo Alemi, ha diramato la circolare che fissa i parametri per la composizione, fra i magistrati dell´ufficio gip, dei collegi che dovranno occuparsi dei provvedimenti in materia di rifiuti. Ma l´interpretazione di Alemi, secondo il quale il "tribunale collegiale" deve intendersi come "gip collegiale", non convince i giudici della sezione: i magistrati si sono riuniti ieri in assemblea e si dicono pronti a chiedere al presidente di rivedere questa impostazione.

 

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