Pesche, fragole, albicocche e broccoli così muoiono i «tesori» della terra

Incertezze sui prodotti destinati ai mercati di tutta Italia
E i contadini scappano via
20 marzo 2011 - Tonia Limatola
Fonte: Il Mattino

Non sorprende nessuno che nella Terra dei fuochi l’agricoltura viva un momento di forte crisi. Da queste parti l’inquinamento è un dato acquisito con cui convivere visto che nei terreni di origine vulcanica - sottratti ai pescheti, alle coltivazioni di mele annurche, peperoni, broccoli, fragole e alla pregiata susina - ci interrano i rifiuti tossici, ci accatastano le ecoballe, ci bruciano le scorie tossiche su enormi letti di gomme d’auto ad alta combustione. E i veleni finiscono nelle falde acquifere inquinando i pozzi e, di conseguenza, frutta e verdure. Così davanti alla crisi imminente i contadini scappano altrove. Quei pochi che resistono lo fanno perché il terreno è, nonostante tutto, tra i più fertili d’Italia e lo fanno magari anche sperando nello sviluppo delle attività del Mog, il Mercato ortofrutticolo di Giugliano, uno dei più grandi del sud Italia che, dall’inaugurazione agli inizi degli anni Novanta ad oggi, resta un’opera quasi incompiuta con l’utilizzo solo parziale degli spazi e con attrezzature che si fanno sempre meno moderne. Intanto, sul mercato immobiliare gli appezzamenti valgono molto perché assicurano prodotti d’eccellenza, come pesche e susine prelibate. E questo nonostante lo scempio che li aggredisce da anni. Un esempio significativo: un moggio, che a Giugliano è di quattromila 448 metri quadrati, vale dai 30 ai 35 mila euro. Un’enormità se si considera che lo stesso spazio di terra nel casertano, nei pressi di Sessa Aurunca, costa appena 10 o 15 mila euro. Dopo le rivelazioni del pentito Gaetano Vassallo, che ha raccontato che nelle discariche del giuglianese sono stati sversati rifiuti industriali per anni, i dati dell’Arpac che confermano l’inquinamento dei pozzi, rappresentano solo un’ulteriore mazzata al settore agricolo. D’altra parte anche la relazione del geologo Balestrieri incaricato dalla Procura annunciava un’apocalisse nel 2064. Per scongiurarla si contava sulla bonifica, ma i 48 milioni di euro stanziati finora non sembrano sufficienti a riparare ai danni di decenni di scempio. Ma cosa succede ora? La chiusura dei pozzi scoraggerà le coltivazioni, un’economia rischia di andare definitivamente in crisi. Così quando i terreni, che continuano ad avere grande valore sul mercato immobiliare, diventano improduttivi, si punta sull’illegalità per fare soldi. A ridosso del terreno di Vassallo, a San Giuseppiello -Masseria del Pozzo, due anni fa sei imprese agricole hanno già lasciato liberi 12 ettari. Gli spazi di campagna dismessi, fanno gola alla camorra, che sull’acquisto dei terreni ha ovviamente una prelazione. Questi terreni vanno forte anche sul mercato delle discariche autorizzate, con i privati a caccia di spazi per nuovi siti e piattaforme di ecoballe. Sottratta alle coltivazioni, la campagna spesso viene sventrata anche dagli abusi edilizi, fenomeno che mette Giugliano sotto i riflettori nazionali anche per le centinaia di sequestri, seguiti ai 38 arresti, tra vigili, imprenditori e dipendenti del Comune, a maggio 2008, nell’ambito dell’inchiesta della Procura «mattone selvaggio». E l’agricoltura a Giugliano è sempre stata un’attività fiorente, tanto che negli anni Settanta (poi sbloccato nell’81 e realizzato dieci anni dopo) si ritenne importante realizzare una delle più grandi strutture mercatali del Sud, in via Santa Maria a Cubito- mai entrato in funzione a pieno regime.

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