Piano bis., nuove discariche in irpinia e Sannio

La regione indica le aree contro la crisi. Lepore: server solidarietà: ad Avellino i terreni migliori
15 marzo 2011 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Le discariche Campane Discariche in tilt. E sembra destinato a rimanere lettera morta l'invito rivolto dall'assessore regionale Giovanni Romano alle società provinciali per allargare del 15 per cento la capienza dei siti esistenti. Solo a San Tammaro si sta andando avanti lungo la strada indicata dalla Regione. A Chiaiano i tecnici hanno escluso la possibilità di un incremento, Terzigno accoglie ormai da tempo solo i rifiuti del comprensorio, a Savignano i lavori sono fermi in attesa della pronuncia del Tar sull'interdittiva antimafia per la Ibi (la società che gestisce il sito) e a Sant'Arcangelo le continue frane hanno costretto a ridurre i conferimenti fino a praticamente annullarli. In questa situazione lo stop al trasferimento in Spagna (ieri il no ufficiale degli amministratori andalusi) della frazione umida accumulata nello stir di Caivano, e quindi l'impossibilità di far funzionare a dovere l'impianto è un ulteriore colpo al già fragile equilibrio di un ciclo dei rifiuti che per la Provincia di Napoli si basa soprattuto sui trasferimenti fuori regione. Lo stop allo svuotamento dell'impianto rallenta anche l'avvio del processo di stabilizzazione necessario per poter portare la frazione umida nelle cave, come programmato dalla società provinciale di Napoli. E a Caivano resta fermo anche l' impianto di compostaggio realizzato e poi utilizzato come deposito per le balle. Un passo in avanti sarà compiuto, invece, dal piano regionale: la quarta bozza preparata dal professor Umberto Arena, ordinario di Ingegneria Impiantistica presso la Seconda Università di Napoli (il dipartimento di scienze ambientali della seconda Università di Napoli ha una convenzione con la Regione) sarà consegnata oggi all'assessore Romano che dovrà poi inviare la versione definitiva del progetto al commissario europeo Janez Potocnik. Due le novità fondamentali: la precisazione delle aree che possono ospitare discariche in attesa della realizzazione dei termovalorizzatori e l'analisi economica. Ma sarà soprattuto la prima a far discutere: i siti di sversamento dovrebbero essere localizzati, infatti, nell'avellinese e nel beneventano, in Sannio e in Irpinia, come del resto appariva già chiaro dallo studio sui vincoli e sulla natura del terreno contenuti nelle bozze precedenti. Proprio ieri era partito dal procuratore Giandomenico Lepore un invito alle altre province della Regione ad aiutare il capoluogo. In particolare, Lepore aveva chiamato in causa proprio Avellino: «Credo che tocchi al capoluogo irpino fare un passo avanti verso Napoli, perché lì ci sono terreni migliori per aprire una discarica in tempi brevi». Secondo il procuratore della Repubblica, occorre un'inversione di tendenza per risolvere il problema dei rifiuti in città, anche perché, ha ricordato Lepore: «Quando la discarica di Pianura era aperta, al suo interno venivano sversati tutti i rifiuti della Campania». Non è la prima volta che il procuratore sottolinea la necessità di aprire alla città le discariche della Regione, come del resto hanno già fatto anche il presidente della provincia, Luigi Cesaro e il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino. Il criterio della provincializzazione, però, è alla base di tutti i più recenti provvedimenti legislativi sia a livello regionale che a livello nazionale: e dal prossimo anno toccherà proprio alle Province anche la riscossione della Tarsu, come a loro toccherà decidere il destino dei lavoratori dei consorzi di bacino che questo mese non hanno ancora ricevuto lo stipendio e che per questo sono in agitazione.

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