Spazzatura campana? No, grazie Il timore: camion pieni di veleni

Un mese fa si è tirata indietro la Puglia, a dicembre lo stop di Lombardia e Veneto
14 marzo 2011 - d.d.c.
Fonte: Il Mattino

Ieri la doccia fredda del no spagnolo. Un mese fa lo stop della Puglia. Tra novembre e dicembre due mesi di snervante trattativa con i governatori delle regioni italiani per convincerli ad aiutare la Campania allora sommersa dalla spazzatura e il rifiuto deciso (tra gli altri) della Lombardia e del Veneto. Nessuno vuole la spazzatura proveniente da Napoli e dintorni, anche se la ricompensa è moneta sonante. O almeno dovrebbe esserlo. Perché in realtà nei diciassette anni di emergenza i debiti si sono cumulati e i creditori sono spesso rimasti all’asciutto. La Puglia, ad esempio, nel 2011 ha chiesto i cinque milioni di euro che aspettava dal 2007. Per non parlare delle banche alle quali le Ferrovie dello Stato hanno ceduto i propri crediti e che sono ancora in attesa di 55 milioni di euro per i treni della speranza che hanno viaggiato verso la Germania. Una parte consitente dei tre miliardi e mezzo chiesti dai creditori al governo dovrebbero compensare chi ha fatto girare la spazzatura in Italia e all’estero. Ma non è solo la fama di cattivo pagatore del commissariato di governo prima e del sottosegretariato poi, a frenare Regioni e Stati stranieri. L’assessore pugliese Lorenzo Nicastro un mese fa spiego, infatti, che dalla Campania non erano state rispettate le procedure previste per il trasferimento delle cinquantamila tonnellate stabilite: il contratto prevedeva, tra l’altro, che i camion fossero sigillati e controllati dall’Arpac e dall’esercito al momento di partire. Si temeva che tra la spazzatura per così dire «regolare» fossero nascosti veleni. La provata infiltrazione camorristica nel ciclo di smaltimento dei rifiuti fa temere sempre che materiali pericolosi possano essere spediti al posto dei residui di frutta e verdura. E questo anche se in Spagna il clima è stato reso, invece, arroventato dall’arrivo proprio in Andalusia di 80.000 tonnellate di terre di bonifica arrivate dalla ex Sisas di Pioltello, sito industriale alle porte di Milano, la cui bonifica è coordinata direttamente dal ministero dell'Ambiente. Un trasferimento curato dalla Daneco, impresa con sede a Milano, ma con soci napoletani, i fratelli Colucci. Come se non bastasse la monnezza napoletana è ritenuta troppo «sporca». E non è un paradosso. Generalmente nei sacchetti non finiscono farmaci, lampadine, batterie, telefonini, piccoli elettrodomestici come invece accade spesso da noi dove l’insufficienza del ciclo dei rifiuti speciali (il piano è stato varato solo qualche giorno fa dalla regione) e la mancanza di una corretta raccolt a differenziata riempiono i nostri cassonetti di materiali tossici.

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