«Crisi rifiuti, un quadro desolante la Campania è l’anomalia italiana»
«Il 2010 avrebbe dovuto caratterizzarsi come un anno di transizione verso una certa normalità. Così non è stato». È con questa premessa che la magistratura contabile introduce uno dei capitoli più complessi della relazione annuale, quello sulla gestione dei rifiuti in Campania. Basta chiamarla emergenza perché «l’assetto organizzativo della gestione dei rifiuti - sottolinea il presidente Santoro - ha perso gli originali caratteri della precarietà ed eccezionalità». L’ingente ricorso a imprese a totale partecipazione pubblica o a società miste pubblico- private non sempre competitive ha causato problemi di infiltrazioni malavitose, mentre le tante ordinanze e l’avvicendarsi frequente dei vari commissari sarebbe all’origine di una discontinuità amministrativa. Il procuratore regionale facente funzioni Filippo Esposito ha definito il quadro «desolante». Nella relazione del procuratore Arturo Martucci di Scarfizzi la conclusione è amara: «In circa quindici anni di esperienza emergenziale si è giunti a due risultati concorrenti: la spendita di enormi somme di denaro pubblico e l’inutilità di tale spesa, dal momento che crisi drammatiche e ricorrenti sono sotto gli occhi di tutti». In eredità, oltre due miliardi di euro di debiti e il rischio di ulteriori sanzioni pecunarie da parte della Commissione europea. La situazione che emerge è tale che pur attivando tutti gli impianti esistenti e quelli progettati in attesa di finanziamento si potrebbe far fronte all’80 per cento del fabbisogno richiesto per una raccolta differenziata di appena il 35 per cento. Soltanto a Napoli, i dati forniti dall’Asìa indicano una percentuale di 18,9 punti. Con riferimento alla raccolta differenziata, sono state depositate numerose citazioni che hanno riguardato enti locali. Eccone alcune: Comune di Torre del Greco per un danno di oltre due milioni e 800mila euro, Comune di Castellammare di Stabia per un danno di circa un milione e 600mila euro, Afragola (oltre due milioni e 300mila euro), Casoria (un milione e 713mila euro, per cui è già intervenuta condanna), Pozzuoli (un milione e 500mila euro),Somma Vesuviana (951mila euro). Per la giustizia contabile, la Campania rappresenta «un’anomalia nel panorama italiano». Altra questione spinosa, il debito sanitario che ancora affligge i conti regionali. «Sembra intrapresa un’azione, ancora frammentaria, e soprattutto dagli esiti incerti a causa delle variabili non prevedibili», rilevano i giudici della Corte dei Conti. Restano, tuttavia, le criticità. Nel 2010 sono state depositate citazioni per un importo risarcitorio di oltre cinque milioni e 300 mila euro contro amministratori e dipendenti per danni ad amministrazioni sanitarie. Gli illeciti riscontrati sono di vario tipo: incarichi esterni, spesa farmaceutica, forniture di beni e servizi e l’elenco potrebbe proseguire. Ma sono le irregolarità nella gestione del personale, incarichi e indennità, a incidere più delle altre voci sull’ammontare complessivo della spesa sanitaria. A questo proposito il procuratore regionale ha ricordato il caso degli stipendi d’oro all’Asl Na1 finito di recente al centro di un’inchiesta della Procura ordinaria. In Campania, tra il 2005 e il 2009, il debito sanitario ha superato i sette milioni di euro, assorbendo oltre l’80 per cento delle risorse liquide riscosse dalla Regione.