Acqua inquinata dal percolato, l'Arpac conferma
Battipaglia. Non si placa la polemica intorno alla presenza di percolato nel sito di stoccaggio provvisorio dei rifiuti della Castelluccia. La querelle prese il via a dicembre, quando in piena emergenza idrica, si pensò di attivare i pozzi ai piedi della collina, a valle, dunque, del sito. In quella occasione la consigliera Cecilia Francese sollevò il dubbio che l'acqua potesse essere stata inquinata da una fuoriuscita di percolato non controllata. Pose la domanda in consiglio comunale - era il 6 dicembre - e l'assessore all'ambiente Massimiliano Casillo le rispose con toni rassicuranti e, ad un tempo, piuttosto ironici: «Premesso che non è in atto alcun disastro ambientale, si precisa che il prelievo di acqua superficiale effettuato di recente ha evidenziato la presenza di materia organica, unita ad una bassa percentuale di materiale ferroso o elementi metallici in genere» e la risposta dell'assessore continuava specificando che vista la data di attivazione del sito i metalli avrebbero dovuto essere di più e che nel corso del 2010 erano stati effettuati «17 prelevamenti di percolato». Proprio l'uso di quest'ultima parola insospettì la Francese. Intanto la polizia provinciale segnalò all'Arpac la necessità di un controllo. Ed il giorno seguente l'agenzia regionale effettuò un sopralluogo i cui risultati, non tanto tranquillizzanti, sono venuti alla luce solo nei giorni scorsi. Lunedì sera la «pasionaria» battipagliese, come è ormai definita la Francese da quando fu chiamata così in un vivace scontro consiliare, ha riproposto il quesito sulla Castelluccia con i dati Arpac alla mano. La risposta di Casillo, però, è stata una rilettura della precedente nota. Di qui il riaccendersi della polemica con la richiesta da parte di Etica delle dimissioni immediate dell'assessore. Nella relazione dell'Arpac si legge che in ben due invasi vi sarebbe del percolato e si raccomanda al comune di «attivare le attività di messa in sicurezza di emergenza, di contenere la diffusione delle sorgenti primarie di contaminazione, impedirne il contatto con altre matrici presenti nel sito e rimuoverle, in attesa di altri eventuali interventi di bonifica o messa in sicurezza». Tra i cittadini, intanto, già si è diffuso lo stato di allarme che potrebbe finire in una pubblica protesta.