A Somma Vesuviana

Sequestrata maxi-discarica nella «zona rossa»

2 marzo 2011 - Pino Neri
Fonte: Il Mattino

Somma Vesuviana. Rifiuti che diventano oro, diecimila metri quadrati di discarica abusiva in zona rossa, in un'area densamente popolata, strade strette sotto il vulcano che incombe, proprio accanto a una via provinciale che collega due comuni di notevoli dimensioni: Somma Vesuviana e Marigliano. Diecimila metri quadrati di rifiuti speciali, materiali di risulta, inerti da trattare con un costoso tritovagliatore, che sminuzza gli scarti di cemento, importati dai vari cantieri della zona, fino a trasformarli in una montagna di pietruzze. Tutta merce da vendere poi al mercato dell'abuso edilizio quotidiano. Non c'è che dire: il sequestro del grande sito illegale, messo a segno dai carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna, diretti dal capitano michele d'agosto, è una sorta di cartina di tornasole sia di come il ciclo dei rifiuti possa risultare lucroso per pochi «eletti» sia di quanto sia incessante l'attività edilizia nell'area del parco del Vesuvio, dove per effetto di una legge precisa, puntata alla tutela del vulcano più famoso del mondo e, soprattutto, delle centinaia di migliaia di persone che vi abitano, non si può, o meglio, non si potrebbe più apporre un solo mattone. La discarica di materiali di risulta dell'edilizia sigillata ieri dai militari è grande quanto un campo di calcio. Si trova in via Misciò, a pochi passi da via Marigliano, uno dei pochi budelli che collegano la pendice nord del Vesuvio, il monte somma, alla valle dell'area industriale di Pomigliano. I carabinieri hanno denunciato a piede libero quattro persone. Due di loro, M.A., 72 anni, e il figlio, A.A., 40 anni, entrambi di Somma Vesuviana, in base alla denuncia i due si sono occupati della realizzazione del sito di stoccaggio abusivo dei detriti edilizi. A piede libero anche un costruttore, titolare di un'impresa edile della zona, V.B., 53 anni, di Marigliano, e un suo autista, M.C., 44 anni, di Marigliano, che guidando un grosso camion faceva la spola da un cantiere all'altro per portare a destinazione i rifiuti, vale a dire nella discarica di via Misciò, «regolarmente» priva della minima autorizzazione.

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