Discariche, l'altolà degli intellettuali: niente siti a Napoli
Sono già trentacinque gli intellettuali e i rappresentanti di associazioni in campo per chiedere al governatore Caldoro di utilizzare i poteri determinati dalla «somma urgenza» per aprire una nuova discarica fuori della Provincia di Napoli. Sabato scorso l’appello è stato portato in Regione. Tanti i nomi prestigiosi che hanno firmato. Tra gli altri Aldo Masullo, Raffaele Raimondi, Giovan Battista de Medici, Giulio Pane, Raffaele Porta,Francesco de Notaris, Franco Ortolani. Si parte da una premessa: «i rifiuti della provincia di Napoli rappresentano più della metà dell’immondizia prodotta giornalmente in Campania, da più della metà della popolazione regionale. La quale è ammassata in un’area, che è sei volte più piccola della provincia di Torino, cinque volte quella di Roma, la quarta parte della provincia di Salerno...». Si ricorda poi lo «spaventoso» indice di affollamento: 2.600 abitanti per chilometro quadrato con picchi di 18 mila e 17 mila abitanti a Portici, il comune più popoloso di Europa, e a San Giorgio a Cremano; quasi 10 mila a Napoli. «Dove in provincia di Avellino e Benevento c’è un abitante, in provincia di Napoli ce ne sono 18 - è scritto nell’appello - Per cui è impossibile reperirvi e allocarvi, senza compromettere il diritto alla salute e alla mobilità, impianti industriali di discarica degni di questo nome». Si ricorda, poi,che il presidente Napolitano, già nella primavera del 2008, nell’incontro con gli studenti campani, a Castelporziano, non soltanto si disse angosciato per la tragedia, così da lui definita, dei rifiuti, ma, per venirne fuori, diede anche un’indicazione per risolverla: la solidarietà regionale. Si sottolinea anche che per la realizzazione di discariche «degne di tale nome» e «fonti peraltro di profitti e di occupazione » sono necessari almeno due mesi e, quindi, i tempi stringono. Perciò i firmatari si rivolgono a Caldoro perché «senza più oltre indugiare in soluzioni inadeguate, dettate da fuorvianti opportunità politiche, e consapevole delle responsabilità per la salute delle popolazioni, con “la somma urgenza” imposta dalla legge n. 1 del 2011, dia ad essa immediata applicazione e pertanto, con la collaborazione del commissario all’uopo nominato, “proceda all’individuazione delle ulteriori aree dove realizzare i siti da destinare a discarica, al fine di garantirne la realizzazione urgente”», come previsto dalla legge. Un appello che si muove nella stessa direzione della nota inviata alla Regione il 15 febbraio dal presidente della Provincia, Luigi Cesaro, nella quale si sottolinea: «Le discariche sono impossibili da farsi perché il 97 per cento del territorio della provincia di Napoli è sotto vincolo» e quindi, pur avendo individuato sette aeree omogenee, si potrebbe procedere solo «se si concedessero delle deroghe». Secondo Cesaro si possono, invece, utilizzare, dopo le necessarie verifiche sulle proprietà, le cave censite dalla Regione per portarci il materiale stabilizzato che comincia a essere prodotto dagli stir. Comincia. Perché gli impianti di tritovagliatura possano trasformare in compost fuori specifica tutta la frazione umida, vanno rinnovati. E per farlo occorre svuotarli. Ma l’operazione non è possibile perché non ci sono discariche. I viaggi della speranza verso le altre regioni procedono a rilento. Tra quindici giorni le navi potrebbero prendere il largo per raggiungere la discarica andalusa di Verinsur e svuotare lo stir Caivano. Ma si va avanti a rilento. La Provincia spera di chiudere, intanto, un accordo con i comuni del nolano, ma l’incontro con i primi cittadini che si doveva tenere oggi è stato rinviato.