Terreni nella mani dei clan, risarcimenti record

Ecco i debito maturati dalle strutture commissariali: 900 ricorrenti chiedono 3,5 miliardi
26 febbraio 2011 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Tre miliardi e mezzo di euro: li chiedono 899 creditori alla missione della protezione civile incaricata di chiudere la contabilità di diciassette anni di emergenza rifiuti. Una cifra pari a una mezza finanziaria. Le richieste più cospicue, dicono da via Ulpiano, arrivano da Fibe e Fisia, le imprese del gruppo Impregilo che fino al 16 dicembre del 2005 hanno gestito la partita per conto del commissariato e che oggi pretendono la bellezza di due miliardi e quattrocentomila euro. Più di un miliardo e mezzo dovrebbe essere stato chiesto, come si evince dalla relazione semestrale dell'impresa, solo per il danno d'immagine. E sullo sfondo ci sono i clan e i soldi versati per gli espropri e i fitti delle aree: un tema sul quale ha indagato a lungo la magistratura. Prima del passaggio alla Impregilo ci sono stati terreni che sono passati di mano in mano aumentando il proprio valore, sulla carta naturalmente, anche di ventiquattro volte. Il bando previsto dalla legge 195 che chiudeva, o tentava di chiudere, la fase dell'emergenza è stato lanciato ai primi dicembre dall'allora direttore generale della struttura stralcio, Luciano Cannerozzi De Grazia. I creditori potevano avanzare richieste (anche per posta) fino al 5 febbraio. È stato un diluvio di rivendicazioni. La nuova missione creata ad hoc dalla protezione civile, e guidata dal viceprefetto Gianfelice Bellesini, sta tentando faticosamente di mettere in ordine i documenti. Ma capire chi ha le carte in regola per pretendere i pagamenti sarà difficile, praticamente impossibile. La corte dei conti ha sottolineato nella sua ultima relazione sulla gestione dell'emergenza rifiuti, che sono dodici le contabilità speciali aperte negli ultimi anni (cinque dal sottosegretariato Bertolaso) e che mancano i rendiconti per il periodo dal 1 gennaio 2007 al 10 giugno 2008. Insomma, il caos. Basti pensare che quando De Grazia arrivò a Napoli dovette ordinare il recupero di scatole, scatoloni, faldoni e incartamenti nelle diverse sedi dove erano stati sistemati negli anni i diversi commissariati. Una sorta di trasloco delle contabilità che aveva appena cominciato a dare qualche frutto quando a dicembre il prefetto Gabrielli ha deciso di non concedere alla struttura stralcio e a quella operativa la proroga di sei mesi possibile in base alla legge 195 e di creare una nuova missione della protezione civile. Sul campo sono rimasti gli stessi uomini, ma è cambiato il coordinamento che è passato al viceprefetto Bellesini. Ora toccherà a lui tentare di far quadrare i conti. Gli incartamenti, al momento, sono stati catalogati, ma ovviamente non esaminati. Dalle prime carte si capisce che la partita più importante è quella con Fibe-Fisia che è già da tempo arrivata in tribunale. L'azienda del gruppo Impregilo ha gestito direttamente espropri, riscossioni e prestazioni fino al 16 dicembre del 2005 quando il commissariato di governo ha rotto il contratto. Poi tutto è passato nelle mani dei responsabili delle strutture speciali anche se Fibe ha continuato a lavorare ma «senza fini di lucro». Un paradosso che ha creato una serie di contenziosi senza fine. L'azienda del gruppo Impregilo, ad esempio, fino al 2005 avrebbe dovuto riscuotere direttamente la tariffa di conferimento dei rifiuti dai Comuni. Ma è stato un buco nell'acqua: gli incassi sono stati pochi, i debiti accumulati tanti. E la musica non è cambiata quando la borsa è passata nelle mani del commissariato tanto che i Comuni hanno accumulato circa seicento milioni di debiti. La Fibe ha chiesto già da tempo di essere risarcita: è facile immaginare che abbia riproposto il problema in questi giorni. Che cosa accadrà quando saranno accertati i crediti? La missione della Protezione Civile vi farà fronte nei limiti del proprio bilancio, al resto dovrebbe provvedere il ministero del tesoro.

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