Biogas e porto turistico: accordo tra Setola e Zagaria
Ciascuno per suo conto, ma una sola cosa. Sintesi, il clan, di quattro famiglie camorristiche e delle sue differenti specificità. A dispetto di quanto si era ipotizzato nei primi giorni della strategia del terrore casalese, Giuseppe Setola non era affatto autonomo e neppure in contrasto con il più diplomatico Michele Zagaria. I due, anzi, comunicavano utilizzando pizzini o messaggi di posta elettronica. Il pc a disposizione era quello di Antonio Basco oppure quello di Oreste Spagnuolo, arrestato il 30 settembre del 2008 e subito dopo diventato collaboratore di giustizia. È proprio lui a raccontare il dettaglio, contenuto nel verbale allegato all’ordinanza di custodia cautelare notificata lunedì ai due fiancheggiatori di Setola, Luigi Martino e Luigi Russo. «Tutti i rapporti - spiega Spagnuolo - intercorrevano per ragioni di affari; una volta accompagnai personalmente Setola ad un incontro con Zagaria, nel periodo estivo, prima che Setola partisse per la Calabria. Accompagnai Peppe Setola presso l’abitazione di suo cugino Luigi (Martino, ndr), titolare di un’agenzia di viaggi a Casal di Principe; questo Luigi se la fa con Nicola Schiavone, figlio di Sandokan». La ragione dell’incontro? Un chiarimento tra Setola e il boss. Era accaduto, infatti, che le vittime di alcune estorsioni avevano negato a Setola il pagamento della tangente dicendo di essere «persone di Michele». «Ciò accadde - spiega ancora Spagnuolo - in occasione delle richieste o intimidazioni estorsive rivolte al distributore del latte Berna in Castelvolturno e - successivamente all’incontro di cui ho parlato - al titolare dell’impianto di biogas, sito in Cancello Arnone». Ma all’ordine del giorno c’era anche un altro argomento, il piatto forte delle ambizioni finanziarie dei setoliani: la costruzione del nuovo porto turistico, a Pinetamare. «Setola si era già informato e sapeva che tutti i lavori, o comunque buona parte di essi, erano stati già affidati (o comunque era stata già decisa la relativa assegnazione) alle ditte riferibili a Zagaria Michele, tramite suoi prestanome. Lo scopo di Setola era quello di ricevere la quota a lui spettante e di inserire ”sue ditte” per l’esecuzione dei lavori sul porto. L’incontro fu commentato positivamente da Setola Giuseppe, senza che questi entrasse nei dettagli quanto al contenuto degli accordi (...). Ricordo che Setola, commentando l’incontro, riferì che Zagaria gli aveva consigliato di ”non fare troppi casini” nel senso ovviamente di limitare l’uso delle armi e gli omicidi, e Setola gli aveva risposto che ”a casa sua” faceva quello che gli pareva».