Veleni e processi, quelle poltrone maledette
«Ho perso il conto. Saranno 23-24, chissà». Così nel luglio di quattro anni fa il subcommissario Giulio Facchi reagì all’ennesimo avviso di garanzia rimediato sul fronte dei rifiuti. Difficile salvarsi dalla maledizione piovuta sull’ente di via Medina, cominciata già quando il commissariato occupava una prestigiosa sede in via Filangieri 21 e culminata nei 25 arresti di ieri. Da quando il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nel ’94, istituì il commissariato per l’emergenza rifiuti affidando la guida al prefetto Umberto Improta, di frequente chi ha occupato poltrone di rilievo è finito nel mirino dei magistrati. Stipendi d’oro, come sostiene l’inchiesta dei pm Noviello e Sirleo, in cui sono stati rinviati a giudizio il governatore Antonio Bassolino e altri 27 imputati, tra cui l’ex vice al commissariato Raffaele Vanoli e lo stesso Facchi. Statini paga di un milione e ventimila euro per Vanoli, 518mila euro per il subcommissario Massimo Paolucci (mai indagato) e 838mila euro per Facchi (di recente condannato dalla Corte dei Conti a pagare 250mila euro). Di contro, però, chi occupa certe poltrone può essere chiamato a rispondere ad accuse da brivido: dalla truffa all’abuso d’ufficio, dallo smaltimento abusivo all’utilizzo di discariche non autorizzate, dallo sversamento di rifiuti non conformi al disastro ambientale. Proprio quest’ultima accusa, legata alla discarica di Montesarchio, lo scorso gennaio ha portato un avviso di garanzia all’ex commissario, il prefetto Corrado Catenacci, già indagato per i roghi al Cdr di Tufino. Per la vicenda di Montesarchio, insieme a Catenacci è stato indagato un altro dei vertici del commissariato, Ciro Turiello Catenacci, che definì l’incarico «una rogna» («Qui non stiamo mai tranquilli, abbiamo sul collo tutti, la direzione antimafia, la Finanza»), diede per due volte le dimissioni - respinte - dopo altrettanti avvisi di garanzia, prima dell’addio a settembre del 2006 seguito al terzo avviso. Bassolino fu indagato per la vicenda Fibe nel 2004, tre settimane dopo aver rassegnato le dimissioni: in un altro filone fu indagato anche Vanoli, per l’ordinanza che permetteva di produrre un Cdr diverso da quello previsto dal decreto Ronchi. L’ultimo avviso di garanzia, fino al terremoto di ieri, era stato notificato il 30 aprile scorso al generale Franco Giannini, braccio destro del commissario di governo Gianni De Gennaro, per stoccaggio abusivo. Dopo Improta, in carica da febbraio del ’94 a marzo del ’96, commissario fu il presidente della Regione Antonio Rastrelli, fino a gennaio del ’99. Governatore sarà anche il successivo commissario, Andrea Losco, in carica fino a maggio del 2000. Quella di Antonio Bassolino è l’era più lunga: fino a febbraio del 2004. Dopo di lui Catenacci, in carica fino a ottobre del 2006. Quindi, nel giro di poco più di un anno, il capo della Protezione civile Guido Bertolaso (da ottobre 2006 a luglio 2007), il prefetto Alessandro Pansa (da luglio a dicembre 2007), il prefetto Umberto Cimmino (da dicembre 2007), il commissario liquidatore Goffredo Sottile (gennaio 2008) e Gianni De Gennaro (gennaio-maggio 2008).