Rifiuti e bollette, per i napoletani mille euro in più

Accisa sull'energia per pagare i debiti
la cifra verrà spalmata in dieci anni
17 febbraio 2011 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Rifiuti in strada e bollette più care nei Comuni che hanno accumulato debiti nei confronti della Protezione civile. Questi dovranno restituire 360 milioni di euro e per farlo avranno la possibilità di aumentare l’accisa sull’energia elettrica: lo stabilisce il decreto milleproroghe approvato ieri dal Senato. Un provvedimento che renderà ancora più pesanti le tasse dei campani, ma che servirà ai Comuni per evitare il fallimento. I conti di sedici anni di emergenza rifiuti restano comunque difficilmente ripianabili. Basti pensare che al bando rivolto ai creditori delle strutture commissariali che si sono avvicendate negli ultimi sedici anni hanno già risposto in novecento. Una cifra destinata ad aumentare: le domande potevano essere inviate per posta e i termini sono scaduti il 7 febbraio. Secondo le previsioni dovrebbero superare il migliaio. Difficile calcolare quale sarà la cifra totale richiesta, ma probabilmente si supererà il miliardo di euro. E non solo: resta ancora da risolvere il problema dei dipendenti dei consorzi di bacino, più di duemila solo tra Napoli e Caserta, che per ora non sono stati ancora assorbiti dalle società provinciali: quando entreranno negli organici dovranno essere pagati dagli incassi della Tarsu che continuerà a lievitare. Gli incassi che la Protezione civile ricava, invece, dal termovalorizzatore di Acerra (circa 50 milioni di euro all’anno) serviranno a pagare le quaranta persone, i due dirigenti e il viceprefetto responsabile della ministruttura restata in piedi e per aiutare gli enti locali a sostenere le spese per i trasferimenti della spazzatura nelle altre regioni e all’estero. Solo per questo si spenderanno in sei mesi (cioè fino a quando non si apriranno le discariche) almeno quaranta milioni di euro. Il Comune di Napoli ha accumulato fino al 2007 87 milioni di debiti, poi ha firmato un accordo per restituirli in dieci anni facendoli sottrarre ai trasferimenti erariali. Poi ha continuato ad accumulare debiti, ma anche qualche credito tanto che l’amministrazione ha risposto al bando della protezione civile che si è chiuso il 7 febbraio. Ora bisognerà fare i conti e decidere se utilizzare la possibilità offerta dal decreto e aumentare le tasse. Se questa amministrazione o quella che sarà eletta a maggio decidesse di incrementare l’accisa ogni napoletano potrebbe essere costretto a sborsare quasi mille euro (da spalmarsi in dieci anni) per ripianare i più di cento milioni di debito. Scelte degli amministratori. Su un punto, però, il ministro Tremonti è stato sempre chiaro: d’ora in poi saranno i campani a pagare per gli sprechi che si sono accumulati in sedici anni di emergenza rifiuti. Tutte le spese andranno, infatti, a incidere sulla Tarsu. E ora arriva anche il conto degli arretrati. «Bisognava comunque evitare il fallimento degli enti locali», sottolinea l’onorevole Paolo Russo che per il Pdl segue la questione spazzatura. I parlamentari e gli amministratori del centrodestra coordinati appunto dall’onorevole Russo avevano preparato nello scorso mese di ottobre un documento nel quale chiedevano al governo una serie di misure in campo economico: lo sblocco dei fondi per le compensazioni ambientali (ottenuti 22 milioni di euro), la possibilità per i Comuni e le Province della Campania di derogare alle regole del patto di stabilità, un’anticipazione a valere sui fondo Fas (c’è stato il sì per 100 milion di euro necessari a sostenere i Comuni nel potenziamento della differenziata). Alla fine non è stata concessa la deroga al patto di stabilità, ma la possibilità di incrementare l’accisa. Nel milleproroghe si prevede, poi, che da marzo le Province debbano subentrare nella riscossione della Tarsu: un provvedimento destinato probabilmente a restare lettera morta. La legge numero 1 del 2011 (varata in tempi successivi al milleproroghe che non è stato poi possibile emendare perché è stata messa la fiducia) stabilisce che il cambio di mano avverrà solo nel prossimo anno. Ma la modifica (che bisognerà probabilmente cancellare con una nuova modifica) ha già fatto scendere in campo gli esponenti del Pd, primo tra tutti il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca che chiede al governo di accogliere alla camera le proposte avanzate dal suo partito.

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