Bufera sul Cdr, il direttore agli arresti

«False ecoballe»: Di Giacomo ai domiciliari insieme ai responsabili degli altri 5 impianti
28 maggio 2008 - Nicola Battista
Fonte: Il Mattino Avellino

Una notte orribile, da incubo. Questo martedì 27 maggio 2008 resterà per sempre impresso nella memoria dell’ingegnere Alessandro Di Giacomo, 39 anni, direttore del Cdr di Pianodardine. Poco dopo la mezzanotte, il primo colpo: sotto la sua abitazione, alla contrada Bracciale di Aiello del Sabato, ignoti incendiano la Fiat «Punto» della moglie, anche lei ingegnere e impiegata del Cdr. Un avvertimento o più probabilmente una vendetta personale. Neanche il tempo di andare nella caserma dei carabinieri per presentare denuncia, ed arriva la seconda botta. All’alba, sempre i militari dell’Arma notificano all’ingegnere, di orgini napoletane, ma residente in Irpinia, l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal Gip di Napoli, su richiesta della Procura partenopea. Non sembra esserci nessun collegamento tra l’incendio della vettura e il provvedimento restrittivo nei confronti del Di Giacomo. Si tratterebbe di una semplice anche se beffarda causalità. I carabinieri della Compagnia di Avellino stanno, comunque, indagando, a tutto campo, sul rogo. Insieme ai responsabili degli altri cinque impianti di Cdr attivi in Campania e degli altri 19 arrestati, Di Giacomo è accusato di associazione a delinquere, traffico illecito di rifiuti e truffa ai danni dello Stato. Tra gli inquisiti c’è anche Filippo Rallo, che a lungo è stato responsabile della Fisia per i Cdr della Campania. Da circa un anno, Di Giacomo aveva assunto la carica di direttore del Cdr, anche se già da tempo lavorava nell’impianto. La classica bufera giudiziaria si sta abbattendo, dunque, sull’impianto di Pianodardine che, insieme alle altre sei analoghe strutture campane, era stato costruito per produrre le cosiddette ecoballe, le quali, però, secondo la magistratura napoletana, tutto erano tranne che «eco». Nei Cdr ci si è limitati ad assemblare i rifiuti, senza alcun tipo di trattamento. Tutti gli addetti ai lavori sapevano che le ecoballe erano «false» e che non erano adatte ad essere bruciate nei termovalorizzatori, ma potevano soltanto essere stoccate nelle discariche. Ora la Procura di Napoli ritiene che gli autori di questo «bluff» abbiano commesso dei reati piuttosto gravi. Dopo un lungo periodo di stop, che era coinciso con la recente fase acuta dell’emergenza-rifiuti, il Cdr di Pianodardine aveva ripreso da circa una settimana a funzionare, anche perché dal Commissariato avevano autorizzato il trasferimento delle ecoballe prodotte nell’area di stoccaggio di Coda di Volpe, in provincia di Salerno. Ciò aveva consentito di ridurre la quantita dei rifiuti abbandonati in strada e di riprendere la raccolta con continuità. La notizia dell’arresto di Alessandro Di Giacomo ha, naturalmente, suscitato grande impressione tra i lavoratori del Cdr. Tuttavia, la produzione è andata avanti regolarmente. «Senza dubbio - spiega Michele Caso, della Cisl - tra i circa cento dipendenti del Cdr c’è grande preoccupazione per quanto sta avvenendo. Il timori riguardano soprattutto le prospettive occupazionali. Comunque sia i lavoratori che i sindacati hanno il massimo rispetto per la magistratura e si augurano che questa vicenda sia chiarita al più presto».

 

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