Quaranta impianti in Emilia, Abruzzo e Marche ecco le nuove rotte per smaltire il «percolato»
Le vie del percolato campano fanno giri lunghi. Lambiscono il nord in provincia di Ferrara, poi scendono al centro, nelle Marche e in Abruzzo, per dirigersi con decisione in Calabria. Parlano chiaro le tabelle consegnate nelle ultime ore all’assessorato regionale all’Ambiente. Sono il primo quadro ufficiale sulle destinazioni di quella melassa puzzolente che cola dai rifiuti nostrani. Liquido informe da trattare e riciclare. E ci vogliono strutture e società adatte. Costerebbe di meno farlo direttamente nelle discariche o nei siti di stoccaggio. Ma mancano gli impianti. «Molti contratti risalgono alla gestione commissariale chiusa nel 2009 - spiega l’assessore all’Ambiente, Giovanni Romano - Abbiamo sollecitato tutti i consorzi di bacino, subentrati nelle competenze, a fornirci il quadro aggiornato della situazione, preoccupati di quanto appreso dalle notizie sull’inchiesta giudiziaria in corso». I quattro consorzi di bacino (quello unico per le province di Napoli e Caserta, l’intercomunale gestione rifiuti Benevento 3, il consorzio Avellino 2, i consorzi Salerno 2 ed Ecoambiente Salerno) si servono di 40 impianti diversi per lo smaltimento del percolato. Ad occuparsi del trasporto e della gestione delle operazioni, invece, ci sono altre 26 società e i consorzi pubblici Cgs attivi nelle aree industriali. Un guazzabuglio di nomi e sigle, con costi per decine e decine di milioni di euro, iscritti nei bilanci dei consorzi di bacino. Ci sono Cgs che trasportano e smaltiscono in propri impianti nelle province di Avellino e Salerno: San Mango sul Calore, Morra de Sanctis, Buccino, Olivetro Citra, Contursi, Lioni, Palomonte, Lacedonia, Sant’Angelo dei Lombardi, Conza della Campania, Nusco, Salerno città, Avellino città. Lavorano soprattutto per le discariche di Tufino, Sant’Arcangelo Trimonte, Basso dell’Olmo, Macchia Soprana - Serre, Parapoti, Sardone di Giffoni Valle Piana. Migliaia di metri cubi di percolato smaltiti in regione, ma non basta ad assorbire tutta la maleodorante produzione accumulata negli anni in siti come Taverna del Re a Giugliano, o in altre discariche chiuse come Masseria Riconta a Villaricca, o Tre Ponti a Montesarchio. Per questo, i consorzi ricorrono a società e strutture fuori regione. L’azienda più nota, che lavora alla gestione di una discarica campana (quella di Sant’Arcangelo Trimonte), è la «Daneco impianti srl» di Milano. Si serve degli impianti Cgs, ma anche dei siti di Montenero di Bisaccia, in provincia di Campobasso, gestito dalla «Coniv spa», e di Termoli, sempre in provincia di Campobasso, gestito dalla «Cosib spa» per un totale di oltre tremila tonnellate di percolato. Altre 1200 tonnellate prendono la via della Basilicata (a Melfi nell’impianto della «Cosip») e Calabria (a Cosenza, con la «Ecologica 2008»). Solo nella discarica di Savignano Irpino c’è un piccolo impianto di smaltimento percolato, ma non basta a trattare tutto. Il resto va a Nola, dove lavora la «Sen», a Pescara («Consorzio di bacino Centro Salina»), Potenza e Tortora, in provincia di Cosenza. In quest’ultimo impianto, i precedenti amministratori sono stati rinviati a giudizio, accusati di aver sversato rifiuti nel fiume Noce. Solo 28mila e 400 chili di percolato campano lambiscono impianti del nord: vanno a Poggio Renatico, in provincia di Ferrara, dove lavora la «Niagara srl». È l’Abruzzo una delle regioni che lavora di più con il percolato campano: oltre Pescara, il «Consorzio di bonifica centro bacino saline» ha una struttura anche a Chieti. Il centro Italia smaltisce ancora poche centinaia di metri cubi di percolato a Maltignano, in provincia di Ascoli Piceno. È materiale prodotto dalla Masseria Riconta di Villaricca. È invece la Calabria a fare la parte del leone, nella classifica delle regioni di destinazione del percolato campano: la «Iam spa» di Reggio Calabria e Gioia Tauro, la «Econet» di Lamezia, la «Consuleco» di Cirò Marina lavorano migliaia di metri cubi. E in Campania, nessun privato? No, anche da noi lavorano due società di smaltimento: a San Vitaliano (la «Energy spa») e Gricignano in provincia di Caserta («Progest spa»). E in questo mare di sigle e strutture, una conferma: smaltire il percolato è un affare per chi ha investito in impianti e strutture adatte. Più si va lontano, più i costi aumentano. Con buona pace di chi, in Campania, paga la Tarsu più alta d’Italia.