Il trucco delle ecoballe arrestati 25 funzionari

28 maggio 2008 - Leandro del Gaudio
Fonte: Il Mattino

«Nulla di nuovo sotto il sole», commenta il gip Rosanna Saraceno, nel chiudere il secondo atto d’accusa contro la gestione commissariale dell’emergenza rifiuti. Venticinque arresti, i vertici di Palazzo Salerno e del gruppo Impregilo sott’inchiesta, a partire da un’accusa durissima nei confronti di chi è stato mandato in Campania a risolvere un disastro ambientale: «C’è stata una colossale opera di inquinamento del territorio» - si legge negli atti d’accusa - grazie a precise connivenze tra società affidatarie (Fibe, Fisia, Italimpianti), subcommissari, i capi dei sette impianti di Cdr, dirigenti Ecolog (pagata per anni per portare convolgi di rifiuti in Germania), chimici e consulenti tecnici. Una vicenda che parla di fatti recentissimi, dal 2005 ai primi mesi del 2008, nella quale risulta indagato (come anticipato ieri dal «Mattino») anche il prefetto Alessandro Pansa. Ai domiciliari finiscono tra gli altri Leonello Serva e Michele Greco, soggetti attuatori del commissario di governo sotto la gestione Bertolaso e Pansae Marta Di Gennaro, ex vice di Bertolaso. Un’inchiesta che suscita le ire di Guido Bertolaso, anche lui intercettato: chi era vicino a lui racconta ieri che il sottosegretario non escludeva di poter lasciare. Per quanto riguarda il prefetto, Alessandro Pansa risponde invece di falso ideologico, in concorso con l’ad di Fibe Malvagna. Il gip Saraceno (lo stesso dei sequestri di sei milioni di ecoballe) parla di «gioco di squadra» tra controllori e controllati, di bluff sistematici per sversare spazzatura in modo illegale. In cambio di cosa? «Il successo professionale, avanzamenti di carriera a tutti i livelli», per soggetti pubblici e privati, tutti in sella un organismo che macina milioni di euro l’anno. Traffico illegale di rifiuti, truffa ai danni dello Stato, falso, oltre all’ipotesi di associazione per delinquere sostenuta dai pm e rigettata dal gip. È l’inchiesta dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, del pool di Aldo De Chiara, gli stessi che hanno portato a giudizio il governatore Antonio Bassolino, i vicecommissari Vanoli e Acampora. La Procura aveva chiesto l’arresto in carcere per tutti gli indagati (tranne che per Pansa).

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