In libertà Catenacci e Di Gennaro «Non hanno più incarichi pubblici»

Percolato sversato in mare
Per il gip reggono le accuse ma cade l'esigenza cautelare
6 febbraio 2011 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Reggono le accuse, anche se arrivano parziali modifiche del quadro cautelare per alcuni indagati. Dieci giorni dopo arresti e avvisi di garanzia nel corso dell’inchiesta sulla gestione del percolato, c’è il provvedimento del gip collegiale, che ha riveduto e corretto alcune posizioni. Partiamo dai tre prefetti e dall’ex dirigente del settore Ecologia della Regione: revocati gli arresti domiciliari per Marta Di Gennaro, Gianfranco Mascazzini, Corrado Catenacci e Mario Lupacchini. Immutato il quadro indiziario, per loro decisiva è stata la scelta di lasciare gli incarichi pubblici e di andare in pensione, con un cambio di veste intervenuto dopo la richiesta degli arresti da parte della Procura (giugno 2010) e non conosciuto dal gip. Ecco come ragiona il collegio presieduto da Bruno D’Urso e rappresentato dai giudici Luigi Giordano e Francesco Chiaromonte: «Orbene, al riguardo, non resta che rimarcare come gli interrogatori resi da costoro non abbiano in nessuna misura scalfito il complessivo quadro indiziante posto a carico di ciascuno». Poi: «In particolare, risulta acquisito il dato che tutti e quattro gli indagati siano attualmente in pensione e che non svolgano ad oggi ulteriori incarichi né nel settore di interesse né più in generale per conto della pubblica amministrazione». Difeso dai penalisti Ettore Stravino e Carlo De Pascale, Catenacci si era dimesso dalla Sapna, la società provinciale che gestisce il ciclo raccolta rifiuti in Campania, dicendosi convinto di poter dimostrare la propria estraneità alle accuse. «Amarezza» invece è lo stato d’animo di Marta Di Gennaro, ex numero due della Protezione civile, che ha chiuso la propria carriera di funzionario pubblico agli inizio dello scorso ottobre. Difesa dal penalista Paolo Giammarioli, la ex vice di Bertolaso si è detta «molto amareggiata», ripensando al secondo provvedimento restrittivo piovutole addosso per quattro mesi in commissariato a Napoli: «Giunta in Campania per risolvere emergenze decennali, rischio di apparire simbolo di un disastro ambientale che certo non ho provocato io», lascia intendere la Di Gennaro, che anche sul percolato sottolinea di non aver gestito traffici illeciti durante la mission del 2007. Ma cambia lo status anche di altri manager e funzionari pubblici attivi in una delle fasi più calde della crisi rifiuti: passa dal carcere ai domiciliari Leonello Serva, nonostante «il complessivo quadro indiziante posto a suo carico non risulta minimamente scalfito dall’interrogatorio espletato». Eppure - ragionano i gip - dalla documentazione prodotta in sede di interrogatorio, emerge che l’indagato non svolge attualmente funzioni amministrative connesse allo smaltimento dei rifiuti. Revoca dei domiciliari, con applicazione della misura interdittiva del divieto di esercitare attività nel settore dei rifiuti, per Vincenzo Mattivier e Antonio Tammaro. Ecco il ragionamento fatto per due professionisti: entrambi hanno dimostrato la «resistenza» alla prosecuzione dei conferimenti di percolato durante i rispettivi mandati, tanto che il «Mettivier, con note indirizzate in Regione, evidenziò peculiarità del refluo, riuscendo in tal modo, con obiettiva controtendenza rispetto agli altri impianti, a ridurre i quantitativi di fatto conferiti». Stessa fermezza per il Tammaro (difeso dal penalista Luigi Cavalli), che risulta «unico ad aver deciso di interrompere la ricezione del percolato». Cade la misura cautelare anche per Gabriele Di Nardo, che ha dimostrato che durante il suo mandato di capoimpianto a Cuma, non venne conferito percolato.

Il prefetto: «Ho agito secondo legge»

Si dice fiducioso nella magistratura e, per il momento, incassa la revoca della misura cautelare ai domiciliari dallo stesso gip che aveva firmato i suoi arresti. Corrado Catenacci si è dimesso dalla guida della Sapna, ora studia le contromosse assieme agli avvocati Ettore Stravino e Carlo De Pascale, pronto a difendersi nel merito di un procedimento complesso, che si avvale di una fitta documentazione acquisita dopo anni di indagine. Cessata l’esigenza cautelare, restano le accuse di traffico illecito per la gestione del percolato. «Sono fiducioso della capacità della magistratura di individuare ruoli e responsabilità con attenzione. Certo, ho sempre ritenuto di smaltire legalmente, non potevo sapere che i depuratori non fossero in grado di ricevere questa attività, ma la gestione del percolato non dipendeva dalla mia diretta gestione». In che senso? «Erano flussi di liquami sottoposti alla giurisdizione del commissariato, erano gestiti da altri enti e soggetti, ma sono sicuro che la magistratura saprà indicare e circoscrivere ruoli e responsabilità per fare chiarezza su quella delicata fase emergenziale».

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