Lo Uttaro, una cava a disposizione

Il precedente della discarica casertana, modificata in maniera illegale per raccogliere più rifiuti. E utilzzata anche da Bertolaso. I timori del sindaco di Serre: «Nuovi controlli sul nostro impianto»
29 maggio 2008 - Adriana Pollice
Fonte: Il Manifesto

Comprereste una macchina usata dai protagonisti dell'emergenza rifiuti campana? Dopo la nuova inchiesta, che vede imputata tra gli altri la vice di Guido Bertolaso quando era commissario straordinario ai rifiuti, l'indice di fiducia per la struttura commissariale e per il neosottosegretario è in picchiata. Il primo a chiedere nuovi controlli in discarica è il sindaco di Serre, Palmiro Cornetta: «Alla luce di quanto sta accadendo, è giusto verificare cosa è stato sversato a Macchia Soprana».
Ormai in regione è diffusa l'opinione che la magistratura sta semplicemente verificando a termini di legge quanto la comunità europea ci dice da tempo, le discariche da noi violano le normative in materia.
Secondo i pm Noviello e Sirleo, negli sversatoi campani autorizzati si trovano rifiuti urbani non trattati, rifiuti industriali e tossici in totale dispregio alla legislazione in materia. Secondo i comitati civici i fatti sono questi: molte discariche sono gestite dalla Fibe, in molte discariche (ad esempio Lo Uttaro nel casertano e Tre Ponti nella Valle Caudina) l'Arpac e le Asl hanno trovato rifiuti industriali che avrebbero dovuto essere smaltiti in altro modo. La camorra forse ha avuto l'idea, ma il mercato evidentemente l'ha recepita in fretta. Già nel 2004 il pm Donato Ceglie spiegava che le strade d'Italia erano attraversate da un traffico intenso di immondizia, dal nord al sud quella industriale, dal sud al nord quella urbana: «Gli scarti industriali settentrionali finiscono illegalmente nelle discariche campane che, per questo, si sono saturate molto prima del previsto» avviando l'emergenza.
Per visualizzare cosa comporti tutto questo, basta ripercorrere la storia della discarica di Lo Uttaro. A raccontare la vicenda con la precisione del tecnico è Bruno Orrico, ingegnere chimico incaricato dal prefetto di Caserta di effettuare lì controlli. Siamo a metà degli anni '80, la regione non approva il piano per le discariche mentre i privati cominciano ad entrare nell'affare. Fioccano le domande di autorizzazione, tra i pochi privati fortunati Carolina Migliore, proprietaria di una cava a Lo Uttaro che trasforma in discarica in società con i Mastropietro. Per l'operazione fanno una società ad hoc, la Ecologica meridionale. La struttura avrebbe dovuto raggiungere i 15 metri di profondità con pareti inclinate a 45 gradi e funzionare dall'89 al '94 per un totale di 500mila tonnellate di rifiuti urbani stoccati.
Quando nel '93 il prefetto invia Orrico a fare i rilievi, la discarica raggiungeva i 30 metri di profondità, 5 sotto la falda acquifera, con l'asportazione del tufo giallo e grigio e anche della pozzolana, venduta per l'edilizia, rendendo l'equilibrio geologico instabile. Le pareti erano verticali, aumentando le possibilità che l'impermeabilizzazione non reggesse. Alla richiesta di conoscere come fosse stato smaltito il percolato nessuna risposta, ma i comitati sospettano che un milione di metri cubi sia finito in falda. I quantitativi smaltiti più che raddoppiati, circa 1 milione 100 mila tonnellate fino al 1993, quando il sito fu chiuso. Non solo. Con una modifica fraudolenta delle particelle catastali erano stati annessi ulteriori 18mtq. Una situazione nota a tutti gli enti preposti a vigilare. Eppure è proprio questa discarica che l'allora commissario Bertolaso, in accordo con il presidente della Provincia di Caserta Alessandro De Franciscis e il sindaco Nicodemo Petteruti, sceglie nel 2006 per smaltire i rifiuti che si accumulano per strada. Sceglie in particolare quella che viene chiamata «Particella 42», la frazione aggiunta al catasto, con la quale poi sono stati acquisiti i suoli attigui, moltiplicando i guadagni della Ecologica meridionale, affrettatasi a chiedere un sostanzioso risarcimento economico per l'impianto. Impianto, secondo i pm Noviello e Sirleo, su cui sono stati sversati altri cumuli di immondizia non a norma che avrebbero dovuto nascondere i rifiuti illecitamente smaltiti a cavallo degli anni 80/90.
Il decreto legge voluto dal governo Berlusconi prende atto della realtà e con norme ad hoc la trasforma in prassi consentita, la salute dei cittadini non essendo rilevante ai fini del business. Così, ad esempio, si legge all'articolo 9 che nelle discariche per rifiuti urbani si possono smaltire anche scarti individuati dai codici cer 190205, 190111, 190113. Tre cifre che non destano allarme, se però le decodifichiamo scopriamo che, in strutture attrezzate per cibo e scatolame, si possono stoccare fanghi contenenti sostanze pericolose, ceneri pesanti e scorie ancora farcite di sostanze pericolose, ceneri leggere comunque miscelate con sostanze pericolose. E già così un certo allarme si crea.
A rendere la situazione ancora più inquietante il comma 5 dello stesso articolo: il consiglio dei ministri, su proposta del capo del governo, e quindi la politica, può rilasciare la Valutazione d'impatto ambientale sostituendosi alla conferenza dei servizi, formata da tecnici, a cui si chiede in merito un semplice parere, di per sé non vincolante. Se si desidera costruire un inceneritore, ad esempio, avere amicizie nella maggioranza può aiutare. L'Impregilo, come sempre, sentitamente ringrazia. «Chiediamo l'immediata cessazione dello stato di emergenza - dichiara Anna Fava dei comitati civici - attraverso l'appello per la legalità. Lo stato di crisi viene alimentato da 15 anni per far arricchire le lobby dei rifiuti».

 

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