Lo studio del geologo

"Tra Maddaloni e San Marco non si potranno aprire discariche"

Franco Ortolani, ordinario dell'Università Federico II: rocce permeabili e falde
3 febbraio 2011 - Giuseppe Miretto
Fonte: Il Mattino Caserta

Maddaloni Quelli esistenti nel maddalonese, e non solo, sono tutti siti a rischio. L’ex-Masseria Monti è pericolosa per l’ambiente come Lo Uttaro ed inutilizzabile come cava Mastroianni, quale ipotetico sito di stoccaggio. L’invaso sotto sequestro, che ha inghiottito quantità imprecisate di veleni, va bonificato e definitivamente cancellato dall’elenco delle aree «con caratteristiche tecniche idonee ad ospitare nuove discariche». Meglio tardi che mai. In principio, prima che la scelta ricadesse su Lo Uttaro e prima ancora alla fine degli anni ’90, qui (al confine tra Maddaloni e San Marco Evangelista) doveva sorgere una megadiscarica. Dopo 20 anni, quelle valutazioni tecniche di idoneità non sono mai state revocate. «È tempo – ha precisato Franco Ortolani, ordinario di geologia presso l’Università Federico II di Napoli- di certificare che tutte le cave, costruite a fossa in rocce permeabili che ospitano una falda idrica, non possono essere usate come discariche. Qui a Maddaloni, ma in tutti i siti identici censiti a San Tammaro, Santa Maria La Fossa e Santa Maria Capua Vetere». L’ennesima valutazione tecnico-scientifica documentata è stata spiegata alla stampa e ai comitati civici sul ciglio della discarica che bolle. Mentre le telecamere di Rai News filmavano le fumarole di vapori di benzene, Ortolani ha mostrato in diretta tutti gli «effetti ambientali disastrosi dell’oscillazione incontrollata del livello della falda» alla presenza di Gianfranco Tozza (Legambiente) e degli attivisti del Comitato per la Vivibilità. «A Maddaloni – ha detto - si vede in superficie quanto sta accadendo a Lo Uttaro. La mancanza di isolamento alla base e laterale delle fosse, non garantito sul lungo periodo, provoca una inevitabile fuga di inquinanti». «Non c’è stato – dice Sandro Correra, medico e ambientalista locale - a tutt’oggi nessun monitoraggio degli effetti dell’interazione tra le acque sotterranee e i rifiuti sepolti, sebbene sia stata avanzata ufficialmente dall’Arpac e dal Dipartimento di prevenzione dell’Asl distretto 13 una richiesta di studio della contaminazione dei terreni agricoli ubicati nel triangolo ex-statale 265, variante Anas Maddaloni-Capua, San Marco Evangelista». In verità, l’Arpac ha raccomandato pure la chiusura delle fumarole per limitare le immissioni in atmosfera dei gas caustici e un campionamento areale diffuso per mappare il grado potenziale di inquinamento sulle matrici ambientali (aria, acqua e suolo). Non esiste un «cimitero dei veleni» a tenuta stagna. Ortolani infatti ha lanciato l’allarme falde «la cui dinamica sotterranea, a medio termine, sfugge a qualsiasi tentativo di confinamento soprattutto in invasi senza protezione alcuna».

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