Campania-Calabria il collegamento tra aziende e appalti
La cronaca dei settantotto giorni del prefetto Antonio Ruggiero in Calabria è la cronaca di una débacle, di un fallimento, della resa dello Stato allo Stato (e non solo). È l’uomo inviato alla fine del 2006 dal governo a risolvere l’emergenza ambientale in territorio ancor più ostico della Campania, e sostanzialmente espulso dall’apparato regionale perché troppo ligio al dovere, troppo tignoso nella lettura dei conti, troppo zelante nell’applicazione della norma. A lui e alla sua esperienza fa riferimento il deputato Salvatore Iacomino durante l’audizione dei magistrati della Dda di Napoli - Franco Roberti, Raffaele Cantone e Maria Cristina Ribera - sollevando il problema di apparati dello Stato non propriamente fedeli. Nel verbale pubblico dell’audizione di Ruggiero, datata 26 febbraio 2007, non c’è traccia di collegamenti con la Campania, e d’altra parte Iacomino specifica che sull’argomento non dice tutto ciò che sa e che evidentemente dal prefetto ha appreso informalmente altre notizie. Si parla, però, dei rapporti con Fisia Italimpianti e di affidamenti diretti di lavori a imprese di fiducia, senza il preventivo vaglio di legittimità e di congruità della spesa. È questo il collegamento tra Campania e Calabria a cui accenna Iacomino? E in questo caso, perché parlare di non meglio identificati «apparati dello Stato» che avrebbero avuto un ruolo anche in Campania?