Oggi dai gip l’uomo chiave del ministero «Tranquilli, normalizzeremo gli illeciti»

Tocca a Mscazzino, da una settimana agli arresti domiciliari
Nel suo ufficio accertamenti anche su Napoli ovest
3 febbraio 2011 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Un uomo chiave, probabile crocevia di due azioni investigative condotte dalla Procura di Napoli. Quella sul percolato, ma anche gli accertamenti condotti in questi mesi dai carabinieri sulla bonifica di Napoli ovest. Lui, Gianfranco Mascazzini, negli ultimi mesi del suo mandato al Ministero dell’Ambiente ha assistito per mesi alle richieste di esibizione atti che partivano da Napoli, dove è atteso questa mattina per rendere l’interrogatorio di garanzia. Da venerdì è ai domiciliari, con l’accusa di aver preso parte «all’accordo scellerato» del traffico illecito di percolato, vale a dire dell’essenza di immondizia ammassata in discariche e siti di stoccaggio. Ma in cosa consistono le accuse mosse contro l’uomo chiave del ministero dell’Ambiente? Ecco cosa emerge dalle indagini condotte dalla sezione ecologia del procuratore aggiunto Aldo De Chiara e dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo: «Chiaro il riferimento al suo autorevole interessamento per convincere i più alti vertici della presidenza del Consiglio dei ministri ad adottare una ordinanza presidenziale che contenesse esplicitamente una deroga alle regole stabilite nel 2006». Ma non è tutto. Mascazzini avrebbe fatto da sponda istituzionale in ministero anche nel tentativo di favorire Generoso Schiavone, suo contraltare in Campania in materia di gestione delle acque. Ecco a cosa approdano anni di indagine: «C’è un autorevole intervento di Mascazzini per attribuire allo Schiavone superpoteri per rimuovere formalismi burocratici sino a quel momento incontrati e in certa misura premiarlo del lavoro svolto fino a quel momento». Si capiscono a volo, Mascazzini e Schiavone, almeno a leggere alcune intercettazioni. Ce n’è una che ha a che vedere con l’ostilità incontrata in seno al commissariato dall’ingegnere Sarno, uno dei ranghi della Provincia, probabilmente l’unico a mettersi di traverso e a indicare di volta in volta le criticità dei depuratori nella gestione del percolato. È il 20 settembre del 2007 quando Schiavone chiama Mascazzini e ringhia: «L’ingegner Sarno non deve rompere i coglioni con l’autorizzazione allo scarico...», tanto da proporre allo stesso Mascazzini una sorta di mutuo scambio: se Mascazzini risolve il problema con quello della Provincia, lui avrebbe risolto la questione percolato. Tanto che c’è una chiosa poco lusinghiera sui due: uno scellerato accordo - scrivono i giudici - finalizzato a «potenziare i propositi criminali del funzionario regionale». Il resto delle conversazioni è un’attesa della ordinanza ministeriale, quella che avrebbe dovuto trasformare le cose illecite in impeccabili, almeno a leggere il risultato di intercettazioni e informative di polizia giudiziaria. Oggi dunque dinanzi al gip Mascazzini, mentre domani tocca ad altri due esponenti della ex regia commissariale in Campania. È la volta di Marta Di Gennaro, ma anche di Corrado Catenacci, entrambi agli arresti domiciliari, entrambi chiamati a rispondere del fiume nero che ha attraversato parte del territorio napoletano per sfociare nelle acque del litorale.

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