I «rompiballe» che taroccavano i rifiuti. Grazie al commissariato

L'inchiesta 25 arresti, tra questi la vice di Bertolaso. Indagato il prefetto Pansa
Tu fai una relazione molto semplice, dici abbiamo portato 17 mila tonnellate o quante cazzo ne avete portate, questa sera finisce tutto
28 maggio 2008 - Francesca Pilla
Fonte: Il Manifesto

Sembra di vedere all'opera 'o sistema. Ecoballe non a norma vengono prelevate dai siti di trasferenza, si triturano facendoci passare sopra i camion, la spazzatura diventa poltiglia ed è codificata come materiale trattato, ma in realtà proviene direttamente dai cassonetti in strada. Un lavoro clean, per citare «Gomorra» di Garrone, ma invece di essere commissionato dai clan dell'antistato, si realizza attraverso le connivenze di dirigenti del commissariato straordinario, delle strutture regionali campane, fino alla complicità di un militare distaccato alla protezione civile (Rocco De Frenza). Così per due anni si è consentito lo smaltimento illecito di rifiuti, anche pericolosi, nelle discariche di Lo Uttaro (Ce) e Villaricca (Na), nonché il trasferimento con i treni in Germania. Così per quasi 24 mesi un gruppo di funzionari si è messo in tasca i proventi dell'emergenza, si è assicurato la «permanenza» della struttura «speciale» e ha ottenuto avanzamenti di carriera.

L'inchiesta Rompiballe
E' questo l'impianto accusatorio dell'«operazione Rompiballe», e anche se la procura di Napoli ha tentato all'ultimo momento di ribattezzare l'inchiesta, mai nome fu più appropriato. I «seccatori» ancora loro, i pm Noviello e Sirleo dell'inchiesta Fibe-Impregilo, con il procuratore aggiunto De Chiara, che ieri hanno depositato al gip Rossana Saraceni la richiesta di custodia cautelare per 25 persone. Tra i nomi illustri l'attuale prefetto di Napoli Alessandro Pansa, accusato di falso in atto pubblico in qualità di commissario e la vice di Bertolaso, Marta Di Gennaro. Ma a essere sul banco degli imputati è anche la solita compagnia di giro che ha gestito e gestisce in gran parte ancora oggi lo smaltimento dell'immondizia.
E' come se fosse il sequel di un film di successo, il lasso di tempo preso in esame dai magistrati infatti è immediatamente seguente a quello dell'indagine madre ormai in fase di dibattimento. Un periodo che va dal 2006 alla fine del 2007, dall'anno cioè in cui Bertolaso, allora commissario, rescisse il contratto con l'Impregilo - salvo poi conferire alla stessa impresa, la scorsa settimana, l'incarico di terminare l'impianto di Acerra - fino al passaggio di mano a Pansa. «Anche se non in qualità di società secondo la legge 231 come nella precedente inchiesta - spiega l'avvocato Tizzoni - ma nella persona fisica dell'ad di Fibe Massimo Malvagna che mi ha nominato suo difensore». Le ipotesi di reato contestate vanno dal traffico illecito di rifiuti e falso ideologico in atto pubblico, fino alla truffa aggravata ai danni del consiglio dei ministri, della Protezione civile, del Commissariato straordinario, indotti in errore con l'aggravante del danno patrimoniale. Ai domiciliari, tra gli altri, sono finiti i sei capimpianto dei cdr incriminati (quelli di Giugliano, Caivano, Casalduni, Piano d'Ardine, Battipaglia, Tufino), il dipendente regionale ed ex della Protezione Civile Michele Greco, il presidente della Ecolog, Roberto Cetera e il direttore tecnico, Lorenzo Miracle, il gruppo cioè che fino all'ultima commessa aveva curato il trasporto dei rifiuti campani in Germania.

Bertolaso a «Gomorra»
Nell'ordinanza di oltre 600 pagine depositata ieri sono diversi i passaggi che configurano uno scenario alla Gomorra e che se fossero provati potrebbero dare la stangata definitiva alla credibilità dello stato sull'emergenza. In primis a Bertolaso, non indagato, ma che in un dialogo con la sua vice si lascia andare a descrizioni di scarsa professionalità riguardo al trattamento dei rifiuti. Come nella conversazione del 30 maggio 2007 quando Bertolaso in merito alla relazione sulle tonnellate da mandare alla discarica salernitana di Parapoti dice al suo braccio destro «e tu fai una relazione molto semplice, dici abbiamo portato 17mila tonnellate o quante cazzo ne avete portate, questa sera finisce tutto. Bertolaso l'altro ieri si è preso schiaffi prima da quelli di Parapoti poi da quelli di Acerra, non ha più guance da offrire per queste vicende, quindi alternative non l'abbiamo L'unica cosa che mi sembrerebbe da immaginare è quella di portare tal quale a Parapoti ma non so se la cosa è fattibile». La Di Gennaro chiama quindi Rosetta Sporviero, la pasionaria della discarica che chiese come garanzia sul sì alla riapertura l'intervento di Napolitano, per convincerla a prendere materiale non trattato, «tanto è lo stesso perché la nostra fos è uguale al tal quale».
E ancora sul sito temporaneo la Di Gennaro, ad esempio, si rivolge a Bertolaso perché riferisca a una terza persona, «se trova i Noe, se possono stare lì ad Acerra. I Noe giusti, persone collaborative», e Bertolaso risponde: «Va bene però, ecco, che ci sia comunque qualcuno da noi che registra tutti i camion che entrano e faccia le foto. Facciamo comunque vedere che c'è un'attività di sorveglianza... andiamo in giro in elicottero senza la macchina fotografica, come abbiamo fatto l'altro giorno».

Serre, «una porcata»
Fare finta di controllare dunque. E' così che a Lo Uttaro, come si legge nell'ordinanza, sono stati inviati rifiuti diversi dal sovvallo oltre ai pericolosi? E' per questo che a Villaricca, secondo la relazione del dottor Iacucci, consulente dei pm, è stata ritrovata «un'abnorme produzione di percolato, non imputabile in alcun caso alla naturale produzione»? Perfino a Macchia Soprana, la discarica simbolo di Serre su cui si è dimesso, nel luglio del 2007, l'attuale sottosegretario non sarebbe stata predisposta a norma: «Così come intendono farla loro è una porcata», sono le parole testuali di Marta Di Gennaro. Una valutazione confermata in una successiva telefonata con Aiello, il capo dell'ufficio legislativo del dipartimento. La Di Gennaro dice tra altre cose che quel progetto è un «trappolone tecnico» di cui «non possiamo avere la responsabilità perché è tecnicamente inaccettabile» e che così facendo «becchiamo tutti, tu, tua figlia, tua nonna, l'avviso di garanzia per disastro ambientale». Alla fine però quella pattumiera da 750mila tonnellata è stata aperta vicino all'Oasi naturale protetta di Persano, come imposizione ai serresi.

 

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