Casalesi, processo a Cosentino il governo e la Fibe parti offese
L’oggetto della mediazione, anzi il principale oggetto, era il controllo della gestione dei rifiuti. Lui, quale sponsor politico del consorzio Impregeco, contrapposto a Fibe Spa, il soggetto scelto dalla Regione a guida Bassolino. Ed è proprio la Fibe una delle due parti offese individuate dalla pubblica accusa che il 10 marzo compariranno in Tribunale, a Santa Maria Capua Vetere, per costituirsi nel processo a carico di Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia e coordinatore del Pdl della Campania. I rappresentanti legali (l’avvocato Alfonso Stile) dell’impresa coinvolta nelle svariate inchieste sulla malagestione dello smaltimento rifiuti a Napoli, siederanno - paradossi della giustizia - accanto a quello dell’Avvocatura generale dello Stato, che starà lì a rappresentare gli interessi del governo che in altri procedimenti risulta essere stato danneggiato dalla stessa Fibe. L’individuazione delle parti offese è contenuta nelle cinque pagine dell’ordinanza con la quale, come già annunciato la scorsa settimana, il giudice Francesco Cananzi nella funzione di gup ha accolto la richiesta di rito immediato depositata dalla difesa di Nicola Cosentino (gli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro), che ha preferito rinunciare all’udienza preliminare presentandosi, invece, direttamente in Tribunale, il collegio C della prima sezione penale (presidente Giampaolo Guglielmo). Ricostruendo i capi d’imputazione per i quali, il 23 dicembre scorso, i pm napoletani Alessandro Milita e Giuseppe Narducci aveva chiesto il rinvio a giudizio del parlamentare di Casal di Principe, accusato di concorso esterno all’associazione camorristica, Cananzi ha sinteticamente ripercorso il tracciato dell’inchiesta. Cosentino, secondo l’accusa, avrebbe contribuito «in modo decisivo alla programmazione ed attuazione del progetto finalizzato - in particolare concretizzato attraverso la società consortile Impregeco, il consorzio Ce4 e gli altri consorzi della provincia di Caserta, dallo stesso controllati - a realizzare, nella regione Campania, un ciclo integrato dei rifiuti alternativo e concorrenziale a quello legittimamente gestito dal sistema Fibe-Fisia Italimpianti, così boicottando le società affidatarie, al fine di egemonizzare l’intera gestione del relativo ciclo economico e comunque creare un’illecita autonomia gestionale a livello provinciale, controllando direttamente le discariche, luogo di smaltimento ultimo dei rifiuti, ed attivandosi nel progettare la costruzione e gestione di un termovalorizzatore, strumentalizzando le attività del Commissariato di governo per l’emergenza rifiuti all’uopo necessarie». Il tutto, agevolando il clan dei Casalesi e, nello specifico, «le famiglie Schiavone/Russo, Iovine, Bidognetti, Zagaria ed ai loro esponenti di vertice e singoli reggenti pro-tempore». La contropartita al suo interessamento sarebbe stato il sostegno elettorale «in occasione delle elezioni a cui partecipava», dal 1980 in poi. Ricostruzione e accuse sempre smentite dal coordinatore regionale del Pdl, che si dice certo di riuscire a dimostrarne l’infondatezza nel corso del processo. Tra i testimoni che saranno citati dalla Procura, oltre al collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, principale accusatore del parlamentare, compaiono Giuseppe Valente (ex presidente di Impregeco), Lorenzo Diana (ex segretario della commissione antimafia), il pentito casalese Francesco Della Corte, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino (coinvolti con Flavio Carboni nell’inchiesta romana sulla P3), il subcommissario vicario Massimo Paolucci, l’ex governatore Antonio Bassolino, la vedova di Michele Orsi Miranda Diana.