Rifiuti, duello Lepore-Iervolino sull'emergenza

Il Sindaco: il procuratore faccia i nomi. Il capo dei pm: a Napoli Est neppure un cantiere
30 gennaio 2011 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Se le sono dette a distanza, sempre rimanendo fedele alle regole della correttezza dei ruoli e del rispetto personale. Il tema - e non poteva essere diversamente - è la crisi rifiuti, il disastro ambientale che devasta la Campania dai primi anni Novanta. Su due fronti contrapposti, il procuratore Giovandomenico Lepore e il sindaco Rosa Russo Iervolino, entrambi giunti alla fine del proprio mandato, che si confrontano il giorno dopo l’ultimo blitz sul commissariato, che tiene ai domiciliari, tra gli altri, l’ex vice alla Protezione civile Marta Di Gennaro e il prefetto Corrado Catenacci. Botta e risposta, duello a più riprese, nello stesso giorno in cui i vertici del distretto - il presidente della Corte d’Appello Antonio Buonajuto e il procuratore generale Luigi Mastrominico - registrano «la sfiducia dei cittadini verso politica e istituzioni, di fronte all’infinita crisi rifiuti in Campania». Ma andiamo con ordine, a partire dalle stoccate tra il capo dei pm e il sindaco di Napoli. Venerdì mattina, l’affondo di Lepore che chiama in causa ruoli politici e amministrativi: «Penso che non ci sia la volontà da parte delle forze politiche di risolvere il problema dei rifiuti, altrimenti a quest’ora sarebbe stato risolto», aveva detto il capo dei pm napoletani. Ieri mattina, Salone dei Busti, la replica del primo cittadino non si è fatta attendere: «Nella mia carriera non ho mai generalizzato, non ho mai detto i magistrati o i politici. Il procuratore Lepore farebbe bene a non generalizzare, farebbe bene a indicare i nomi e a individuare le singole responsabilità, perché la mia parte l’ho sempre fatta, quando si trattava di individuare discariche e sistemi di conferimento». Questione delicata, sulla quale non si fa attendere il nuovo commento di Lepore, al termine della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario: «Io i nomi li ho fatti, mi riferisco agli organi governativi centrali e locali. Un paio di esempi? A Napoli est, si parla da tempo di termovalorizzatore, ma non mi risulta che ci sia stato un solo operaio, né l’apertura del cantiere. Stessa paralisi per quanto riguarda il termovalorizzatore di Salerno, dove all’inizio si erano trovati accordi, che sono puntualmente saltati. E allora è chiaro che ho ragione: qui, nomi e circostanze specifiche le ho fatte eccome, anche perché la situazione è sotto gli occhi di tutti: sono sedici anni che c’è l’emergenza, quindi non c’è volontà politica di risolverla». Tutto in una manciata di minuti, proprio mentre il presidente Buonajuto scattava la sua istantanea sulla disaffezione, sulla sfiducia, sulla percezione diffusa della illegalità nella zona martoriata da decenni di problemi ambientali irrisolti: «Tutto ciò provoca indifferenziata sfiducia nei confronti dei pubblici poteri». Stesso giudizio tagliente da parte del pg Mastrominico: «Tra le tante cause che hanno provocato distorsioni nei comportamenti fino a farli divenire in molti casi completamente criminali, una tra le più importanti, a mio avviso, è certamente la mancanza della certezza del diritto. Basta riflettere a tale scopo - ed è sotto gli occhi di tutti addirittura nella cronaca odierna - su quanto è successo per lo smaltimento dei rifiuti per l’abusivismo edilizio». Insomma, colpa o dolo? Emergenza rifiuti, anno 2011, a Castelcapuano i giudici processano la politica

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