Scorie vendute in Cina e Pakistan il fascicolo passaall'Antimafia

Dal porto di Napoli spedizioni illegali verso gli scali orientali
30 gennaio 2011 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Da Napoli a Shangai: in Cina, ma anche in molti altri porti orientali, arrivano rifiuti speciali partiti dal porto di Napoli. I traffici cambiano direttrici, ma gli organizzatori restano gli stessi: la malavita organizzata made in Campania alla quale si stanno affiancando i boss cinesi. Criminali di tutto il mondo uniti: nel malaffare, ovviamente. In questo caso, però, non c’è solo uno slogan, ma anche un’inchiesta giudiziaria che, partita dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, avrebbe coinvolto anche la Dda napoletana. Le Rotte Tutto sarebbe cominciato con il sequestro di un carico di rifiuti speciali, soprattutto pezzi di vecchie automobili smontate, che dallo scalo marittimo napoletano sarebbero state inviate oltremare per fornire materie prime alle imprese cinesi, malesi, pakistane. Materiale di scarto da smaltire e riciclare, riconvertendolo in prodotti finiti di seconda e terza qualità. Seguendo le tracce dei rottami i carabinieri del nucleo ambiente di Napoli avrebbero ricostruito un vasto giro criminale e anche la destinazione finale dei rifiuti speciali utilizzati come materia prima nelle imprese del lontano oriente. Una sorta di riciclo che non ha niente a che vedere con la difesa dell’ambiente. I viaggi d’oltremare sono, infatti, clandestini: i documenti certificano la presenza nei container di materiali diversi e innocui. E anche la destinazione finale spesso non è quella dichiarata. Dietro i clan della camorra, si indaga anche sui Casalesi. Un giro d’affari miliardario che, invertendo le rotte dei traffici, continua a garantire guadagni da capogiro alla malavita. Alla faccia dei controlli sul ciclo dei rifiuti. Lo provano numerose dichiarazioni dei pentiti, alcune delle quali ancora in attesa di riscontro documentale. Lo provano i numerosi sequestri che si sono succeduti negli ultimi mesi nei porti campani e non solo: secondo le cifre fornite da Legambiente nel 2009 ben 7.400 tonnellate di rifiuti speciali sono state sequestrate nel corso di controlli doganali. Quasi il doppio dell’anno precedente. E ancora secondo l’organizzazione ambientalista, sotto osservazione della magistratura e delle forze dell’ordine ci sono soprattutto i porti di Napoli, Genova, Gioia Tauro e Taranto dai quali partono, tra l’altro, i cosiddetti e-waste, componenti elettronici che vengono smontati nei paesi orientali e africani fornendo materie prime per i nuovi prodotti. Del resto la tesi dell’inversione delle rotte dei rifiuti era già stata avanzata nell’inchiesta «rompiballe» dalla quale è poi scaturita anche quella che venerdì ha portato all’arresto di 14 persone. In quel caso erano i rifiuti napoletani che venivano portati in Germania con codici diversi da quelli previsti dalla legge. Sullo sfondo un’ipotesi inquietante che ha dato il via a indagini dei magistrati tedeschi: i rifiuti non sarebbero finiti negli impianti indicati, ma in una miniera di sale della Germania Orientale. Ma i trasferimenti di rifiuti oggetto delle più recenti inchieste della magistratura indicano per i rifiuti (e soprattutto per i cosiddetti rifiuti speciali) mete sempre più lontane. A settembre dello scorso anno, ad esempio, i finanzieri del comando provinciale di Napoli e i funzionari della dogana sequestrarono undici container diretti in Malesia che contenevano trecento chilogrammi di rifiuti pneumatici, soprattutto scarti di pneumatici, che per legge avrebbero dovuto essere riciclati. Ma non è stata certo questa l’unica operazione: i sequestri di pneumatici e di pezzi d’auto sono frequenti nei porti di Napoli e di Salerno. E il fenomeno è finito nel mirino della Ue. Ieri il commissario europeo all’Ambiente, Janez Potocnik ha spiegato: «Una spedizione di rifiuti su quattro è fuorilegge. Il problema riguarda principalmente esportazioni illegali di rifiuti elettrici ed elettronici e di vecchi veicoli». Parlando di rifiuti elettrici ed elettronici, Potocnik ha illustrato come questi custodiscano risorse preziose, a partire dall'oro. Secondo il commissario Ue «quaranta cellulari contengono circa un grammo di oro. Dovreste spostare e trattare in media una tonnellata di minerale, spesso usando sostanze tossiche, per ottenere la stessa quantità da un’estrazione primaria». E non a caso Potocnik ha subito dopo ricordato il caso Campania, purtroppo da tempo nell’agenda nera delle emergenze di carattere europeo. Ha poi lanciato un messaggio a tutti gli Stati membri dell'Ue: «Come con la Campania, continueremo ad essere rigorosi sulle infrazioni e a ricorrere alla Corte europea di Giustizia laddove necessario»

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