L’esperto dell’ISS

Musmeci "Con ilpercolato scatta il divieto di balneazione"

29 gennaio 2011
Fonte: Il Mattino

Dove è stato versato il percolato «va evitata la balneazione». È questo il consiglio del direttore del Dipartimento Ambiente e connessa prevenzione primaria dell’Istituto Superiore di Sanità, Loredana Musmeci. È evidente che non può - sottolinea - avere valore per i fatti legati all’inchiesta che hanno origine nel 2006. Solo «analisi chimiche e microbiologiche» possono accertare la presenza potenziale di agenti patogeni, di stafilococchi. E la qualità delle acque delle nostre coste, anche se a campione, viene puntualmente sottoposta ad analisi. Quali sono i rischi? «Il percolato di rifiuti solidi urbani oltre ad avere una elevata presenza di sostanza organica è carico di metalli pesanti, solventi clorurati e può contaminare dal punto di vista microbiologico l’acqua. Nel punto del versamento ci può essere alterazione della qualità dell’acqua». E dunque? «È ovviamente sconsigliata la balneazione». Ciò che emerge dall’inchiesta è inquietante. Ci sono rischi per la salute? «Non ho elementi di conoscenza tali da poter valutare se c’è o meno un rischio per la salute». All’Istituto Superiore di Sanità è stato chiesto di verificare la situazione? «Non mi risulta che siano giunte richieste di analisi particolari». Per legge il percolato deve essere captato e opportunamente trattato nel sito stesso della discarica o trasportato in impianti ad hoc debitamente autorizzati. In questo caso è finito in mare. Ci possono essere state delle ricadute sulla catena alimentare? «Il rischio può eventualmente riguardare allevamenti di mitili situati vicino al punto di versamento del percolato». Cosa accade invece nel caso in cui ci sia una infiltrazione di percolato in una falda acquifera? «È evidente che il percolato nel caso in cui una discarica non sia gestita correttamente e non sia strutturata seguendo le norme vigenti (fondo di argilla, un isolamento plastico ovvero la geomembrana, strato di sabbia) può portare fenomeni di contaminazione tali da rendere l’acqua non potabile».

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