Tonnellate di percolato a mare 14 arresti eccellenti

Ai domiciliari Di Gennaro, Catenacci e Mascazzini, indagato Bassolino
29 gennaio 2011 - Giuseppe Crimaldi
Fonte: Il Mattino

Gli Arrestati Il mare avvelenato. Tonnellate di percolato nelle acque del Golfo di Napoli, ma anche lungo i litorali casertano e salernitano. Un fiume di fango e di sostanze tossiche - la pericolosissima «colatura» dei rifiuti solidi urbani - ha per anni intossicato il mare della Campania. Tutta colpa della gestione e del funzionamento degli impianti di depurazione, che - paradossalmente - anziché contribuire al filtraggio delle acque reflue ha finito con l’inquinare il nostro mare. È questo l’inquietante scenario che emerge dalle mille pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal collegio di gip di Napoli su richiesta dei pm della sezione Ecologia della Procura, misure che hanno investito 14 persone. Tra loro ci sono anche nomi eccellenti: il prefetto Corrado Catenacci, Marta Di Gennaro, ex braccio destro di Guido Bertolaso e l’ex direttore generale del ministero dell'Ambiente, Gianfranco Mascazzini (tutti agli arresti domiciliari). Devono rispondere a vario titolo di accuse molto gravi: associazione per delinquere, truffa e disastro ambientale. Un disatro che si sarebbe sostanziato - questo sostiene l’accusa - nello sversamento in mare del percolato non trattato. Per la stessa vicenda risultano iscritti nel registro degli indagati della Procura diretta da Giovandomenico Lepore anche l’ex governatore Antonio Bassolino, l’ex assessore regionale all’Ambiente Luigi Nocera e l’ex capo della segreteria politica di Bassolino, Gianfranco Nappi. L’indagine dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo (coordinati dal procuratore aggiunto Aldo de Chiara) è stata condotta dai carabinieri del Noe, dalla Guardia di Finanza e dalla polizia provinciale. I provvedimenti cautelari portano invece la firma dei giudici per le indagini preliminari Bruno D’Urso, Luigi Giordano e Francesco Chiaromonte. Ieri mattina, mentre venivano eseguiti gli arresti, gli investigatori hanno continuato ad acquisire documenti ritenuti di grande importanza: le perquisizioni hanno interessato due aziende, Termomeccanica e Hydrogest, ma anche le sedi della Protezione Civile, della Prefettura partenopea e del ministero dell’Ambiente. Gettare il percolato nelle vasche dei depuratori a tutti i costi, per liberarsene, pur sapendo che era vietato dalla legge e soprattutto altamente inquinante: è quanto emerge dalle intercettazioni, ma anche da numerosi documenti agli atti dei pm. In carcere sono finiti Gaetano De Bari, amministratore Hydrogest spa e responsabile dell’impianto Napoli Est, Claudio De Biasio, responsabile area tecnico-operativa del commissariato rifiuti, Giovanni Melluso, responsabile scientifico degli impianti Area Nolana e Foce Sarno, l’ingegnere Vincenzo Mettivier (solo omonimo del primario di Ematologia del Cardarelli), procuratore speciale della Veolia srl; Antonio Recano, funzionario del Commissariato Acque e Bonifiche; Generoso Schiavone, responsabile del ciclo depurazione acque della Regione Campania; Leonello Serva, ex subcommissario ai rifiuti, Antonio Tammaro, responsabile dell’impianto dei Regi Lagni. Ai domiciliari vanno invece Corrado Catenacci, ex commissario rifiuti e presidente della Sapna, Marta Di Gennaro, ex vicecapo della Protezione Civile; Gabriele Di Nardo, responsabile del depuratore Cuma; Errico Foglia, responsabile della struttura di bonifica di Acerra; Mario Lupacchini, coordinatore del settore Ecologia della Regione Campania; e Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del ministero dell’Ambiente. Ieri sera la Regione Campania, con una nota firmata dall’assessore all’Ambiente Giovanni Romano, ha fatto sapere di aver già garantito «piena collaborazione agli inquirenti per far luce sull’accaduto. La Regione Campania ha tutto l’interesse a chiarire ogni aspetto della vicenda». La Regione ha provveduto alla sospensione cautelativa dal servizio di tutti i dipendenti interessati dall’inchiesta.

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