Cosentino rinuncia alla preliminare: processo a marzo

E' accusato di aver agevolato i Casalesi
prima udienza a Santa Maria Capua Vetere
28 gennaio 2011 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino

Ha fatto come aveva detto. Subito davanti ai giudici che dovranno processarlo, saltando il passaggio dell’udienza preliminare e il pressoché certo rinvio a giudizio causato, se non altro, dalla complessità degli atti. Nicola Cosentino, coordinatore regionale del Pd ed ex sottosegretario all’Economia, salta il confronto con il gup Francesco Cananzi, che sarebbe iniziato lunedì prossimo, e si prepara a comparire l’11 marzo dinanzi alla prima sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, collegio C, presieduto da Giampaolo Guglielmo, a latere Tommaso Perrella e Luigi D’Angiolella. Ieri, ultimo giorno utile, i difensori del parlamentare, Stefano Montone e Agostino De Caro, hanno depositato l’istanza di rinuncia alla preliminare e l’adesione al giudizio immediato, istanza che secondo il codice di procedura penale deve essere obbligatoriamente accettata dal gup il quale non può impedire all’imputato di rinunciare a un suo diritto, qual è appunto il vaglio del materiale depositato dall’accusa da parte del giudice terzo. Ma questa valutazione, ha sottolineato l’avvocato Montone, si sarebbe protratta a lungo, allontanando i tempi del processo. Avrebbe anche dilatato l’esposizione mediatica che segue ogni decisione giurisdizionale, cosa che di recente, in occasione della pubblicazione delle motivazioni della Cassazione in merito al rigetto dell’istanza di revoca dell’ordinanza di arresto, ha provocato un’aspra reazione del collegio difensivo. Nicola Cosentino, dunque, tra poco più di un mese si presenterà dinanzi ai giudici di merito per rispondere, a piede libero, dell’accusa di concorso esterno nell’associazione camorristica. Capo d’imputazione che ipotizza la sua partecipazione occasionale alla vita del clan dei Casalesi a proposito della gestione di un segmento del ciclo dei rifiuti: la gestione del consorzio di bacino Ce4 e del superconsorzio Impregeco, entrambi affidati alla gestione di Giuseppe Valente, all’epoca dei fatti (le contestazioni della Procura antimafia arrivano fino al 2004) uomo di Forza Italia. La vicenda giudiziaria di Nicola Cosentino era iniziata nella tarda estate del 2008, quando il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, uno degli uomini chiave del sistema delle ecomafie in Campania, lo aveva accusato di «intelligenza» con il clan dei Casalesi e, nello specifico, con le famiglie Bidognetti e Schiavone agevolate, in tempi differenti, attraverso l’appoggio fornito agli imprenditori Sergio e Michele Orsi, quest’ultimo ucciso da un commando capeggiato da Setola il primo giugno del 2008. A novembre del 2009 le accuse, formalizzate in una richiesta di custodia cautelare in carcere firmata dai pm napoletani Alessandro Milita e Giuseppe Narducci, erano state ritenute fondate dal gip Raffaele Piccirillo, che a sua volta aveva chiesto al Parlamento l’autorizzazione a eseguire l’arresto del parlamentare. Nelle 351 pagine del suo provvedimento, il giudice Piccirillo aveva configurato un sodalizio tra l’ex sottosegretario e le famiglie casalesi. Accordo dal quale Cosentino, «riceveva puntuale sostegno elettorale in occasione delle elezioni a cui partecipava quale candidato diventando: consigliere provinciale di Caserta nel 1990, consigliere regionale della Campania nel 1995, deputato per la lista Forza Italia nel 1996 e, quindi, assumendo gli incarichi politici prima di vice coordinatore e poi di coordinatore del partito di Forza Italia in Campania, anche dopo aver terminato il mandato parlamentare del 2001». Il parlamentare avrebbe «garantito il permanere dei rapporti tra imprenditoria mafiosa, amministrazioni pubbliche e comunali». Accuse sempre respinte dal coordinatore campano del Pdl. La Camera aveva negato l’autorizzazione all’arresto e, successivamente, anche all’utilizzo delle 43 telefonate tra lui, Valente e Orsi.

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