Irriducibili alla rotonda, la notte della resa e i tecnici entrano dal cancello secondario
28 maggio 2008 - Attilio Bolzoni
Fonte: La R
C´è una sedia in mezzo alla strada che si chiama via Cupa del Cane, solo una sedia di plastica. Dove prima c´era il filo spinato, dove c´erano le catene e la furia di Chiaiano è rimasta quella sedia vuota. E c´era solo Mario che questa notte guardava quelli là che spezzavano ferri e spranghe, che spostavano carcasse di auto, legni, alberi, materassi.
Erano pazzi di rabbia, isterici, forse qualcuno era anche «fatto» di coca. I caporioni l´avevano distribuita gratis la polvere bianca ai disperati dell´ultima trincea, gli ultras, i violenti della monnezza napoletana. Alle due e trenta di notte il simbolo della ribellione - la barriera di piazza Titanic - però non c´era più. Dopo quasi un mese di battaglie è caduta la barricata.
E´ stata la notte più lunga, convulsa e drammatica della «resistenza» del popolo dei rifiuti. La notte che ha diviso gli abitanti dagli altri, le mamme e i commercianti e gli impiegati di Poggio Vallesana dai ragazzi che venivano da fuori e che «sostenevano» la sommossa per ordine ricevuto, una quarantina usciti allo scoperto dopo la mezzanotte, soli e isolati, esposti e fottuti. Non potevano più nascondersi dietro le migliaia di manifestanti, non potevano più aizzare nessuno come nei giorni precedenti. Un´ora prima, gli ultimi abitanti di Chiaiano e di Marano e di Mugnano si erano allontanati, un po´ erano tornati nelle loro case, altri si erano messi in disparte, seduti intorno a piazza Titanic ma lontani da quegli altri. E quegli altri hanno cominciato a urlare, a insultarsi fra loro, a fare baraonda davanti e dietro la prima barricata, la «loro» barricata.
Sotto un tendone si sono contati, verso l´una. E lì è cominciato anche il casino. «Leviamola e spostiamola più avanti», diceva uno. «Leviamola e facciamone tante altre mobili», diceva un altro. «Non smontiamo niente», diceva un terzo. Hanno chiamato Salvatore Perrotta, il sindaco di Marano. E hanno continuato a parlare, a gridare. Poi - alle due e trenta in punto - il muro di piazza Titanic è finito sparpagliato duecento metri più in fondo. Hanno avuto paura gli «irriducibili», paura di restare soltanto loro di fronte ai reparti mobili di polizia e i battaglioni dei carabinieri. Il «segnale» l´avevano avuto verso l´una: dieci camionette cariche di uomini in divisa che erano sfilate intorno a piazza Titanic, un atto dimostrativo, un avvertimento poliziesco lanciato alla barricata.
Dalle 3 della notte fino alle 6 del mattino Chiaiano è morta. Luci lontane, i ragazzi dei centri sociali acquartierati all´inizio del sentiero, gli altri dispersi. Alle 7 in piazza Titanic solo una folla di giornalisti, telecamere, microfoni. Tutti in attesa dei tecnici e delle trivelle per i «carotaggi» nella cava della discordia, i rilievi per verificare se lì dentro si potrà davvero fare una discarica. Alle 7 i tecnici non arrivano. E nemmeno i vigili del fuoco, quelli che con le loro ruspe e i loro bulldozer devono «rimuovere» i resti della rivolta.
Alle 7 non arrivano i tecnici e non arrivano i vigili del fuoco. Ritornano gli «irriducibili», sgonfi dopo la nottata brava, a caccia di qualcuno con cui prendersela dopo le infuocate dichiarazioni di guerra, dopo la ritirata clamorosa, dopo la paura della polizia. Caccia ai giornalisti «che scrivono il falso», la stampa «complice» della polizia. Ritagli di giornale che passano di mano in mano, un´ostilità che monta, qualche momento di tensione.
Poi qualcuno porta la notizia «che sono entrati dall´altra parte». I tecnici dei «carotaggi», scortati da agenti, alle 8 sono già alla cava. Sono in dieci, in fila indiana in un accesso secondario che parte da via Camaldoli, dentro una magnifica campagna di ciliegi. In piazza Titanic si avvicinano i funzionari della Digos.
Sono le ultime trattative. Basso profilo, calma, sino alla fine i poliziotti dell´ordine pubblico cercano di non esasperare nessuno. «Entro stasera o al massimo domani mattina tutta la strada deve essere sgombrata da alberi e materassi, deve essere ripulita», dicono ai ragazzotti che ancora rispuntano in via Cupa del Cane. E tranquillizzano ancora la piazza: «Se non avete i mezzi per farlo non vi preoccupate, ve li diamo noi». Quelli si guardano, qualcuno ringhia: «Abbiamo smontato la barricata di cassonetti, che fastidio danno le altre? Le automobili tanto passano». Le ultime minacce: «Torneremo in piazza».
In piazza a Chiaiano torneranno domenica primo giugno, una manifestazione già annunciata. Ma per venti giorni è molto probabile che non accadrà più nulla qui sul fronte estremo della monnezza, per venti giorni i tecnici faranno le loro indagini nella cava di tufo. Controlli sulle falde acquifere con trivellazioni fino a 30 metri. Sulla tenuta delle pareti, sulla permeabilità dei terreni. Un censimento dei pozzi.
Indagini per accertare pericoli di frane e la presenza in profondità di agenti chimici, diossine, rifiuti tossici. Ma neanche hanno cominciato a trivellare che alcuni tecnici già manifestano pubblicamente le loro opinioni. Come Cosimo Barbato, uno dei cinque esperti nominati dalle amministrazioni comunali e dai «comitati». Dichiara al primo giorno di rilievi: «A mio avviso nella cava di Chiaiano non ci sono le condizioni per realizzare una discarica che rispetti le normative europee». E´ già pronto un ricorso al Tar della Campania contro il decreto del governo che vuole la discarica. La prossima battaglia di Chiaiano probabilmente non si farà sulla barricate. Ma a colpi di perizie e di carte bollate.
E´ stata la notte più lunga, convulsa e drammatica della «resistenza» del popolo dei rifiuti. La notte che ha diviso gli abitanti dagli altri, le mamme e i commercianti e gli impiegati di Poggio Vallesana dai ragazzi che venivano da fuori e che «sostenevano» la sommossa per ordine ricevuto, una quarantina usciti allo scoperto dopo la mezzanotte, soli e isolati, esposti e fottuti. Non potevano più nascondersi dietro le migliaia di manifestanti, non potevano più aizzare nessuno come nei giorni precedenti. Un´ora prima, gli ultimi abitanti di Chiaiano e di Marano e di Mugnano si erano allontanati, un po´ erano tornati nelle loro case, altri si erano messi in disparte, seduti intorno a piazza Titanic ma lontani da quegli altri. E quegli altri hanno cominciato a urlare, a insultarsi fra loro, a fare baraonda davanti e dietro la prima barricata, la «loro» barricata.
Sotto un tendone si sono contati, verso l´una. E lì è cominciato anche il casino. «Leviamola e spostiamola più avanti», diceva uno. «Leviamola e facciamone tante altre mobili», diceva un altro. «Non smontiamo niente», diceva un terzo. Hanno chiamato Salvatore Perrotta, il sindaco di Marano. E hanno continuato a parlare, a gridare. Poi - alle due e trenta in punto - il muro di piazza Titanic è finito sparpagliato duecento metri più in fondo. Hanno avuto paura gli «irriducibili», paura di restare soltanto loro di fronte ai reparti mobili di polizia e i battaglioni dei carabinieri. Il «segnale» l´avevano avuto verso l´una: dieci camionette cariche di uomini in divisa che erano sfilate intorno a piazza Titanic, un atto dimostrativo, un avvertimento poliziesco lanciato alla barricata.
Dalle 3 della notte fino alle 6 del mattino Chiaiano è morta. Luci lontane, i ragazzi dei centri sociali acquartierati all´inizio del sentiero, gli altri dispersi. Alle 7 in piazza Titanic solo una folla di giornalisti, telecamere, microfoni. Tutti in attesa dei tecnici e delle trivelle per i «carotaggi» nella cava della discordia, i rilievi per verificare se lì dentro si potrà davvero fare una discarica. Alle 7 i tecnici non arrivano. E nemmeno i vigili del fuoco, quelli che con le loro ruspe e i loro bulldozer devono «rimuovere» i resti della rivolta.
Alle 7 non arrivano i tecnici e non arrivano i vigili del fuoco. Ritornano gli «irriducibili», sgonfi dopo la nottata brava, a caccia di qualcuno con cui prendersela dopo le infuocate dichiarazioni di guerra, dopo la ritirata clamorosa, dopo la paura della polizia. Caccia ai giornalisti «che scrivono il falso», la stampa «complice» della polizia. Ritagli di giornale che passano di mano in mano, un´ostilità che monta, qualche momento di tensione.
Poi qualcuno porta la notizia «che sono entrati dall´altra parte». I tecnici dei «carotaggi», scortati da agenti, alle 8 sono già alla cava. Sono in dieci, in fila indiana in un accesso secondario che parte da via Camaldoli, dentro una magnifica campagna di ciliegi. In piazza Titanic si avvicinano i funzionari della Digos.
Sono le ultime trattative. Basso profilo, calma, sino alla fine i poliziotti dell´ordine pubblico cercano di non esasperare nessuno. «Entro stasera o al massimo domani mattina tutta la strada deve essere sgombrata da alberi e materassi, deve essere ripulita», dicono ai ragazzotti che ancora rispuntano in via Cupa del Cane. E tranquillizzano ancora la piazza: «Se non avete i mezzi per farlo non vi preoccupate, ve li diamo noi». Quelli si guardano, qualcuno ringhia: «Abbiamo smontato la barricata di cassonetti, che fastidio danno le altre? Le automobili tanto passano». Le ultime minacce: «Torneremo in piazza».
In piazza a Chiaiano torneranno domenica primo giugno, una manifestazione già annunciata. Ma per venti giorni è molto probabile che non accadrà più nulla qui sul fronte estremo della monnezza, per venti giorni i tecnici faranno le loro indagini nella cava di tufo. Controlli sulle falde acquifere con trivellazioni fino a 30 metri. Sulla tenuta delle pareti, sulla permeabilità dei terreni. Un censimento dei pozzi.
Indagini per accertare pericoli di frane e la presenza in profondità di agenti chimici, diossine, rifiuti tossici. Ma neanche hanno cominciato a trivellare che alcuni tecnici già manifestano pubblicamente le loro opinioni. Come Cosimo Barbato, uno dei cinque esperti nominati dalle amministrazioni comunali e dai «comitati». Dichiara al primo giorno di rilievi: «A mio avviso nella cava di Chiaiano non ci sono le condizioni per realizzare una discarica che rispetti le normative europee». E´ già pronto un ricorso al Tar della Campania contro il decreto del governo che vuole la discarica. La prossima battaglia di Chiaiano probabilmente non si farà sulla barricate. Ma a colpi di perizie e di carte bollate.