Pancrazio: «Adeguare subito la legge ogni regione interpretazione diversa»

Il presidente dell'Anicav: "I produttori ormai fuggono dalla nostra regione"
26 gennaio 2011 - pe.car.
Fonte: Il Mattino

«Ho appreso con sorpresa dei provvedimenti assunti dal gip presso il Tribunale di Napoli nei confronti dei dirigenti de La Doria. Esprimo dunque, a nome mio personale e dell’associazione, la piena solidarietà alla famiglia Ferraioli, di cui sono note le caratteristiche di correttezza e impegno sul fronte della legalità nella gestione dell’impresa».
Il presidente nazionale dell’Anicav, Annibale Pancrazio, di ritorno da Roma dove ha partecipato ad un incontro di Federalimentari, commenta in questo modo la vicenda che vede al centro dell’azione della magistratura l’azienda conserviera di Angri, società quotata in borsa e una delle principali realtà a livello nazionale ed internazionale del settore della trasformazione del pomodoro, nonché punto di riferimento sociale ed occupazionale per il territorio in cui opera. «Abbiamo fiducia nell’azione della magistratura - prosegue il presidente dell’associazione nazionale degli industriali conservieri - e perciò siamo convinti che in breve tempo l’intera vicenda si chiarirà e si andrà a una rapida conclusione».
L’iniziativa della magistratura si riferisce all’interpretazione della norma sui rifiuti e, in particolare, alla codifica da attribuire alla cosiddetta terra di primo lavaggio. «Il problema è che la legge viene diversamente interpretata a seconda dei territori e ci sono anche territori che hanno una legislazione ambientale molto più semplice rispetto alla nostra. In Campania questo tipo di rifiuto e considerato speciale e va smaltito in un certo modo. E le aziende pagano anche 100 euro a tonnellata per portare i rifiuti in discariche speciali. In altre regioni è considerato un ammendante in agricoltura e quindi può essere smaltito con maggiore semplicità e a costi inferiori».
Qual è la posizione dell’Anicav a riguardo? «Abbiamo più volte sollevato questo problema sia agli organismi di controllo che ai livelli politici e istituzionali per trovare una soluzione adeguata coerente con le leggi e con le esigenze delle imprese. Bisogna tutelare i produttori campani e consentire loro di poter lavorare bene e di essere competitivi anche con gli altri produttori. Non dimentichiamo che è questa la terra del pomodoro. Il rischio è che molte aziende, come già sta accadendo decidano di delocalizzarsi e quindi di trasferire altrove la produzione abbandonando quello che da sempre è considerato il distretto del pomodoro per eccellenza».
Come hanno reagito gli altri produttori? «È una situazione che ha lasciato tutti interdetti. C’è un’indagine della magistratura e preferiamo non esprimere nessun tipo di commento. Se non quello relativo alla necessità di rivedere le legislatura. Non è stata per nessuno una bella notizia».

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